27 dicembre, 2008

Sogno

Sono sulla riva del mare, davanti alla mia casa. E' una casa bellissima, tutta di vetro, così che da dentro si possa sempre vedere il mare. Ma è brutto tempo. Il cielo è grigio. Tira vento. E il mare è sempre più mosso.
Io sono lì incantat* a guardare. C'e' un sacco di gente che mi dice che è pericoloso, di andare via, di chiudermi dentro, di non stare lì. Ma io sono lì. A un certo punto vedo che si sta formando un onda particolarmente grossa. E la guardo immobile mentre si gonfia. So che dovrei chiudere le porte. Ma non ci riesco, nel senso che non mi muovo, non ci provo neanche. L'onda come al rallentatore cresce cresce e poi si scaraventa sulla casa e su me trascinandomi dentro. La casa rimane in piedi, ma dentro il mare spazza via tutto. Rimane vuota. Ci sono persone che mi urlano, che vogliono sapere perchè non ho chiuso la porta. Ma l'onda era troppo bella per impedirle di fare quello che voleva. E quindi torno fuori a guardare il mare, chiedendomi se davvero l'avrei fermato chiudendo semplicemente la porta.

12 novembre, 2008

Sogno

Sono in una strada buia. E sono vestit* elegante, giacca e pantaloni grigi, camicia bianca.
C'e' un bancomat. C'e' l'ufficio. Ma non è un ufficio è una specie di soggiorno,
con un grande tavolo, ma poi sembra un negozio dove però non si vende niente,
ma si parla e basta.Un po' rustico. Un po' intimo, con una luce fioca, ma anche un po'povero e triste.
Davanti a me c''e un bancomat, ma non mi servono soldi.
Sto fotografando una colonna nel mare, è [s]tra-sparente e separata dal resto, è bellissima:
è come fatta di stallattiti e stallagmiti, è come una grotta in verticale, e scende in basso , in fondo.
Vorrei riuscire a fotografarla tutta. Per farla vedere anche a l*i. Ma non ci riesco perchè scopro sempre un nuovo pezzo che va sempre più in basso.
Allora provo a fotografarla a pezzi ma non riesco mai ad arrivare in fondo.
Il bancomat si illumina con messanger. Mi abbracci prima di andare via? La domanda. Si certo penso certo.
Non voglio altro. E riprendo a fotografare. Ma non riesco a finire. E vorrei davvero.
Mi distrae la foto di una pubblicità. Vendono una casa dentro il mare, sferica con le pareti esterne di vetro
e tutte le stanze, e un tubo per risalire, per andare fuori.
Mi piacerebbe comprarla penso. E continuo a fotografare e a scendere nel mare.
Ma poi sì io ci starei bene. Chiusa nella sfera con il mare tutto intorno.
Ma le mie bambine no. Avrebbero paura. Meglio lasciare perdere la casa nel mare.
Il bancomat di illumina di nuovo. Allora? La domanda.
Non so le risposte. Tutti vanno via anche se non c'era nessuno.
Voglio che tutti se ne vadano. E' un sollievo che se ne vanno così non devo dire niente
o forse posso dire e fare quello che voglio.
Il negozio/ufficio diventa vuoto, entro. Il pavimento è morbido come un materasso.
Si cammina male. Sta marcendo il pavimento, dico. Va tolto e va rifatto. C'e' qualcosa che non va.
Riesco al buio continuando con le mie foto che non finirò mai.

28 ottobre, 2008

Sogno

Sono sulla spiaggia è giorno. C'e' una tempesta. Il vento fa volare tutto. Ma il mare è calmo. La sabbia vola negli occhi. Le cabine di legno vengono sollevate e si distruggono accanto a noi che siamo su una scalinata a guardare il mare. C'e' anche mia mamma che dice che forse è meglio andare.
Sulla strada è notte, è buio. Alberi secolari vengono sdradicati si sollevano e cadono pesantemente a terra. Sono immensi. Devo portare al sicuro le mie figlie. E' buio e tutto ancora vola. E si schianta a terra. C'e' un treno di legno, vecchio, scortato da militari, per portare via le persone. Salgo con le bambine. Non c'e' posto a sedere ma è di nuovo giorno. Ci sediamo in terra. Sale un uomo con due bambini. Piange. Gli chiedo perchè. Lui dice che si vergogna di essere su questo treno. Che ha detto ai suoi figli di dare un nome falso. Non vuole essere riconosciuto. Continua a piangere e io chiedo. Perchè? In fondo ci stanno portando da qualche parte per salvarci. Ma lui continua a piangere. Ma io mi sento che da qualsiasi parte si vada andrà meglio.

12 ottobre, 2008

Sogno

E' buio, è notte. Sono su un ottovolante con le mie bambine. Ho paura. Precipitare mi fa male. Mi terrorizza.
Ma loro sono felici e ridono. Siamo solo noi tre. E un uomo in divisa che guida. E precipitiamo. Precipitiamo. Poi cambia fermata. Salgono altri. Non mi vedono. Mi salgono addosso. Come se non ci fossi. Piango. Il guidatore, che è cambiato mi dice di scendere e di andare alla prossima stazione. E' buio. Sono scalz* e la prossima stazione, la vedo, è lontana. La strada è tutta piena di sassi appuntiti. Ed io a piedi nudi credo che non ce la farò. Ma ci devo arrivare, per loro che sono felici e ridono di questo gioco che per me gioco non è. Mi dicono vai, vai. Ti aspettiamo là. Scendo. Ma poi non comincio a camminare anche se so che devo farlo, perchè i sassi mi tagliano i piedi scalzi. E sanguinano. Nel buio. Nel freddo.

28 settembre, 2008

Sogno

Sono al mare. Una amica mi dice che aspetta due gemelli, uno bianco ed uno nero. E' disperata perchè non trova nessun ginecologo che la voglia seguire in questa strana gravidanza, che non sa come si sia potuta verificare. Io mi propongo di aiutarla. E anche lui si offre di dare il suo aiuto. Mi aspetta al casello per andare insieme a cercare uno specialista. Ma io ci devo arrivare al casello. Ho la bicicletta legata da un lucchetto. Di cui non trovo la chiave. Ho una valigetta da pescatore, piena di ami e di lucchetti e di chiavi. Di tutte le forme possibili. Ma non ce ne è nessuna per aprire il lucchetto della bicicletta. Guardo le chiavi una ad una. Ma nessuna va bene. Intanto lui al casello sta perdendo la pazienza. Ed io ho paura che se ne vada. E mi sento persa con tutte queste chiavi inutili.

22 settembre, 2008

Sogno

Sto guidando. Sto seguendo lui, che con la sua auto guida davanti. Siamo in campagna, quasi montangna. Le strade sono vuote, e si guida bene. Lui parcheggia e mi dice che mi porta a vedere un posto. C'e' una piccola galleria da cui dobbiamo passare. Io comincio a guidare. Lui dice di lasciare la macchina e andare a piedi, ma io non voglio e allora sale con me. La galleria è larga esattamente come l'automobile. E' tutta di terra. Si sente forte l'odore della terra. E' piena di curve. Ma non ho paura, con lui non ne posso avere. Lui dice che non troveremo parcheggio, che era meglio andare a piedi, che era bello passeggiare nella galleria. Io invece dico che lo troveremo e che semplicemente non mi andava di lasciare l'auto. Dopo aver camminato piano piano in questa strettissima galleria di terra, arriviamo in un posto bellissimo. E' tutta una serie di giardini. Pieno di verde e di fiori. E in terra sassolini bianchissimi e luccicanti. Tavolini e gazebi da cui ricadono glicini e buganville. E' pieno di gente. Parcheggio e scendiamo. E' primavera che diventa estate. C'e' il sole e l'allegro brusio della gente che parla di niente. E' veramente un bel posto. Saliamo in cima ad una terrazza. C'e' una festa. Lui dice che è la nostra festa. Ci sono le bambine. Prepariamo loro dei piattini con dentro un po' di cose da mangiare. Ci sediamo davanti a loro su una panca di legno. Dalla terrazza si vede un bosco rigoglioso proprio davanti. Lui mi dice che noi ci stamo sposando che è questo la festa che sto vedendo e mi chiede se sono d'accordo. Io sono felicissim*. Però ho paura che non sia vero e allora gli dico che se cambiasse idea, non c'e' problema. Che vorrei che fosse sicuro. Ma lui me lo dice ancora tre, quattro volte. E io sono davvero tanto felice. E lo sono anche le bambine che ridono e parlano davanti a noi.

30 agosto, 2008

Sogno

Sono a Venezia, in divisa da poliziotto. E' il momento in cui il giorno diventa notte e le luci sono soffuse. E' tutto grigio. Come in un film in bianco e nero. Sono in una piazza che in mezzo ha il mare. Sembra denso, ma so che presto ci dovrò nuotare, con i vestiti e tutto. Per questo sono lì. Per nuotare nel mare nella piazza. Da dove sono, a diritto ho una strada e vedo prima il Duomo (di Firenze) e poi via degli Alfani. Sto a guardare là, perchè c'e' lui in via degli Alfani, ed io vorrei vederlo. Intanto arrivano alcuni amici che fingono di camminare sull'acqua stando sulle sponde fanno una specie di pattinaggio e così dalla mia parte sembra che camminino sull'acqua. Fanno finta di essere felici. Sono infastidito da questo comportamento, noi dobbiamo presto entrare dentro l'acqua e non ha senso stare a bagnarsi i piedi in superficie per fingere gioia o fingere di essere come Gesù. Spariscono poi dietro una via. Ma subito chiamano aiuto perchè vengono aggrediti.
Mi alzo e vado in loro soccorso. La mia divisa di poliziotto spaventa gli agressori e io me ne torno al mio posto a guardare via degli Alfani. Mentre sto lì a pensare che l'acqua sarà fredda, passa un uomo, un vecchio pescatore, in bicicletta. Si avvicina all'acqua, impenna la bicicletta e comincia ad andare in mezzo alla piazza, in mezzo al mare su una ruota, ma non è quella dietro: è una terza ruota molto larga leggera e gonfia che l'uomo ha installato dietro la bicicletta apposta per andare sull'acqua. Osservo l'uomo che si allontana e mi dico che lui sì che ha avuto un'idea geniale per camminare sull'acqua con la sua bicicletta, chissà se se ne rende conto di quanto sia geniale e chissà se ha brevettato questa invenzione. Chiamo i miei amici e racconto quello che ho visto, dicendo che una cosa è fare finta di camminare sull'acqua come fanno loro e un'altra è riuscirci davvero come quel vecchio pescatore.

28 agosto, 2008

Sogno

Sono in campagna. Il paese è quello dove stava mia nonna. Sono in una stalla. E' buio. E' notte.
Sto dando da mangiare ad un cavallo e nel frattempo gli parlo. Il cavallo è un po' agitato e vorrebbe darmi dei calci. Lo so lo vedo che ci prova. Io ad un certo punto vado viae mentre sto andando via il cavallo, come impazzito si libera e diventa pericoloso.Mi rifugio in un auto insieme ad altre persone e quando si allontana vado a cercare le mie bambine. Ma ho paura. Sento il cavallo che distrugge tutto quello che gli capita vicino. Mi viene da piangere, ero io che ne ero responsabile e non sono stato in grado di tenerlo buono.La gente del paese è terrorizzata. Trovo le mie bambine e mi rifugio in una casa. Con l'orecchio attento ai rumori da fuori.
Il cavallo è veramente incavolato con me e non capisco perchè. Piano piano esco dalla casa con le mie bambine e piano piano per viottoli alla luce della luna riesco a raggiungere la casa di mia nonna. Non si sentono più rumori. I vicini mi dicono che si è calmato. Arriva una signora, proprietaria del cavallo. Le chiedo scusa per non aver saputo tenerlo fermo. Lei mi rassicura che è di nuovo nella stalla. Io dico eppure gli avevo dato da mangiare, e gli parlavo tanto. La signora mi chiede ma lo accarezzavi mentre parlavi? Ed io.. non non lo toccavo minimamente. Avevo paura, disagio non so. La signora allora sorride e mi dice che lui ha bisogno di essere anche accarezzato sennò diventa nervoso.
Ma di stare tranquillo, che non è colpa mia e che ora è tutto a posto.

25 agosto, 2008

Sogno

Sono per strada. Davanti al liceo dove andavo. C'e' mio padre.Dice qualcosa. Non lo sopporto. Comincio a tempestarlo di pugni. Urlo. Urlo tutta la mia rabbia. Cade a terra. Ed io continuo. Poi gli stacco un braccio, e l'altro, dicendo che così non potrà più usare le mani contro nessuno.Poi mi vengono in mente i calci e allora stacco via anche le gambe. Sangue dappertutto. Lui ride ancora e allora gli spacco la testa e tutto il cervello esce e sembra pomodoro sparso sulla strada.Sono terrorizzato da tutto. E penso che non va bene. E penso anche che però vada bene.E penso. Due mesi fa ho ucciso Andrea. Un omicidio perfetto. Nessuno sapeva che ci frequentavamo. E dopo averlo ucciso nessuno mi ha chiesto niente. Ma perchè nessuno mi ha chiesto niente? Mi domando. Mi sembra strano. E allora comincio ad avere dubbi. Perchè non ho letto niente sui giornali?Eppure quando muore qualcuno giovane e di morte violenta, qualcosa deve essere scritto. E poi mi chiedo cosa dico ora a mamma chè l'ho ammazzato in modo così violento.
Sono impaurito e vado avanti. Salgo in casa, ma non è la mia casa, un'altra mai vista. Apro la porta entro nella camera delle bambine, e mi accorgo che devo cambiare tutto e che qualcuno ha spostato tutti i mobili in modo sbagliato.Di là sento le voci di mia sorella e di mio padre. Mi sembra di morire.Allora tutto il mio agire non porta a niente? E penso a tutta la violenza in strada. Lui è ancora qui. In casa mia. Mi metto a piangere. In camera delle mie bambine. E penso che allora probabilmente anche Andrea è ancora vivo. Perchè non ho mai letto niente sui giornali? Perchè nessuno è venuto a cercarmi per rendere conto delle mie azioni? Chiamo mia sorella. Chiedo se per caso abbia avuto notizie di Andrea negli ultimi tempi. E lei mi risponde si.. si l'ha incontrato proprio la scorsa settimana al mare e stava bene anzi mi salutava tanto. Guardo la camera e penso che non riuscirò mai a sistemarla.

21 agosto, 2008

Sogno

Sono in un bosco fitto rigoglioso ma buio, che confina con un deserto di sabbia bianca. Io sono proprio sul bordo. Devo piantare un alberello, e non so come fare. Se lo metto nel bosco le radici potranno attecchire, ma non avrà abbastanza luce. Se lo metto al sole avrà luce ma le radici non riusciranno ad attecchire nella sabbia. Alla fine decido di metterlo a metà. A metà tra la luce e il buio, a metà tra la sabbia e la terra. Anche se non sono molto fiducioso sul risultato.

19 agosto, 2008

Sogno

Devo andare da un amico. Con le mie bambine. E' buio. Le strade sono tutte piene di polvere. Spesso ci sono buche da superare. Mettendo assi. A volte ho paura che si facciano male. Ma riusciamo sempre a trovare il modo di passare gli ostacoli. Poi ci ritroviamo in un bosco. E poi ancora in un campo di olivi. Su una collinetta ci sono un sacco di insetti, grossi però e che parlano. Dicono che a loro piace stare lì a guardare la luna e che non vogliono essere disturbati. A me sembra che si annoino. Io e le bambine continuiamo a camminare per questi campi in discesa, ma non sappiamo dove arriveremo. Ci dovrebbe essere una festa, ma non c'e' nessuno.
E poi ricominciamo a camminare nelle vie polverose della città.


Sono in campagna con un amico. Ho una grossa sacca di semi. Insieme dobbiamo andare di notte in un campo di olivi per seminarli, perchè così potranno germogliare e crescere. E' estate e tutto sembra tranquillo.

15 agosto, 2008

Sogno

Sono con lui. Camminiamo per le strade. Andiamo all'Università.
Ci portano in un aula dove proiettano un film sulla rivoluzione. In bianco e nero.
Ci fanno domande.Sembra un interrogatorio. Lui è confuso. Quasi impaurito.
Io rispondo con sicurezza. Ci lasciano andare.
Andiamo a casa mia. Mentre camminiamo parliamo del film. Alla fine era interessante.
Casa mia è grande. Su più piani. Le stanze sono ampie e luminose. Ma ognuna è arredata in un modo diverso. C'e' anche un po' di confusione. Qualche letto disfatto. Ma luce. Lui è meravigliato. Non credevo dice che avessi una casa così.
Non la conosco bene neanche io. A volte mi sembra di vederla per la prima volta.
Entriamo poi in una stanza più buia. Scarsamente illuminata. Alle pareti armadi scuri.
Li apriamo. Dentro lettere e cartoline e fotografie, dei nonni, forse dei bisnonni.
C'e' un tesoro qui dentro dice lui. Si rispondo, ma ci vuole tempo. Un giorno mi racconterai. Dico.
Ma sono tue queste cose.
Si ma io non so raccontare e mi piace ascoltarti.Tu mi racconterai. Inventeremo storie su questo. Ora andiamo, ci vuole troppo tempo.
Torneremo a guardare dentro l'armadio.
Sorridiamo e torniamo nel caos più luminoso.

11 agosto, 2008

Sogni

Sono a casa di F. No non proprio la casa, ma una depandance della stessa. Nella casa non posso entrare perche la chiave della casa principale ce l'ha solo lui. E' tutto in disordine, allora io mi metto a sistemare le cose, rifaccio i letti, metto a posto un po'. Arrivano i miei genitori e a me scoccia che siano lì. Poi arriva mia nonna che si mette a fare da mangiare. Io vorrei che andassero tutti via. Mia nonna si mette a mangiare le mie foglie di oleandro ed io mi arrabbio e dico .. Nonna sono velenose ti fanno male, non le puoi mangiare. E lui mi risponde che a lei non fa male nulla. E io sono triste perchè quelle foglie servivano a me e adesso le devo andare a ricercare.

Sto partecipando ad una gara di guida lenta con l'auto. E' un gioco in cui devi andare ad una certa velocità bassissisima per superare e prendere tutti gli ostacoli, ma non puoi andare troppo lento sennò finisce il tempo minimo. All'inizio non sono capace, poi capisco che è tutto un gioco di prima e di seconda e concludo la gara con successo. Per premio mi danno una scatola grande con l'immagine della rifrazione della luce attraverso un cristallo, ma dentro ci sono tante automobiline in miniature fornite di motore. Una meraviglia. Irene mi dice .. che schifo è un premio da maschi .. ed io le rispondo che è bellissimo ed è per me, non per lei.

Sto camminando al buio attraverso un ponte. Ci sono diverse persone tra cui F. e un suo amico con cui ha litigato. L'amico lo ha denunciato ai carabinieri e a me dispiace perchè mi sembra un esagerazione per un litigio. Vorrei poter fare qualcosa, ma non c'è verso di parlarci con questo suo amico. E allora sono preoccupato perchè so che arresteranno F ed io non posso sopportarlo.

10 agosto, 2008

Sogno

E' tutto facile. E' scritto. Sono solo sette righe di codice. Lo faccio vedere. Sono lineari. Pulite. Racchiuse tra due parentesi graffe di inizio e di fine. Lo faccio notare. Con le parole chiave in blu. Che non c'e' niente di complicato. E' tutto lì. Scritto e semplice. Eppure nessuno riesce a capire e mi fanno vedere programmi assurdi dove non si capisce l'inizio e la fine. Ed io non so come fare. Perchè mi sembra così evidente la semplicità del tutto, che non so perchè non sia così evidente anche agli altri. Solo sette righe.

09 agosto, 2008

Sogno

Sono in un grande labirinto. Di pietra. Color Sabbia.
C'e' il sole ed è giorno. Io devo trovare la strada.
Ci sono un sacco di persone , per lo più ragazzi, vestiti di bianco. Tutti mi vogliono indicare la strada. E mi danno consigli. Un vocio indistinto che io non ascolto.
Voglio scappare da quella folla tutta uguale. Vedo delle scale laterali. Un po' strette. Con gli scalini molto alti. Comincio a salire. Non so dove mi portano ma so di salire anche perchè le voci sono diventate lontane. C'e' fresco nelle scale anche se ancora il sole picchia forte.
Arrivo in cima. Di sotto si vede la folla vestita di bianco che ancora parla nel labirinto. Sono sulle mura che circondano il labirinto. Come una grande fortezza. C'e' il sole e un panorama mozzafiato. Poi davanti a me lo vedo. Anche lui è tutto vestito di bianco, ma ha un simbolo rosso, non so cosa, ricamato sulla maglia. Questo semplice simbolo lo rende unico. E io lo riconosco. Poi lo abbraccio felice di averlo ritrovato. Avevo tanta paura di non trovarlo più.
E finalmente posso piangere, senza vergognarmi di farlo e senza paura.

21 luglio, 2008

Sogno

Sono in una piscina che è in fondo in fondo a una lunga discesa. La piscina però è quasi senza acqua.
Scendo un po' di scale a pioli. Poi decido di finire la discesa con uno scivolo (almeno mi diverto, penso). Ma c'e' un bambino che va in su e in giù sullo scivolo con una macchinetta e non mi permette mai di passare. Non mi posso mettere contro un bambino quindi decido di andarmene. Esco fuori. Sono in aperta campagna in mezzo a prati verdi e da lontano vedo la piscina. Incontro una vecchietta che mi dice .. devi tornare là. Adesso lo scivolo è libero. Ma mi raccomando, non lasciare mai le tue bambine da sole con quel prete ortodosso che recita la messa in greco per farsi bello davanti ai suoi discepoli. Non è una persona affidabile. Io ruimango molto colpita e penso a questo tizio vestito sempre di bianco che gira per la campagna.

12 luglio, 2008

Sogno

Sono a casa di un'amico. Ha una villetta con un giardino. E' notte. E' estate. Stamo in questo giardino[................................]. Si sta molto bene. Poi decidiamo di andare a fare una camminata. Vogliamo fare un bel po' di cose insieme. Ma ci diamo tempo. Adesso è giorno e camminiamo nella campagna. C'e' un prato verde. Non c'e' il sole. Ma i colori sono accesi. In mezzo una chiesa. Tutta in pietra. Solida. Bella. Di una forma quasi circolare. Entriamo. Ci sono tante persone che pregano. E' la chiesa i Sant'Andrea. In cima vicino all'altare ci sono due foto di Andrea. Un ragazzo morto prima di cominciare a vivere. Prendo le foto. E gli dico che mi dispiace tantissimo. Le tengo con me. Il mio amico mi dice di continuare. Dobbiamo uscire dalla chiesa. Io allora metto queste foto di Andrea da una parte e gli dico che tornerò a sistemare le cose per bene, ma ora devo andare. Vicino alla chiesa c'e' una collina con un bosco fitto. Entriamo con strane idee in testa. Ma c'e' una casa.E' buio ora e girando dietro la casa vediamo che ci sono persone che cenano. Facciamo per tornare indietro, ma il mio amico viene attaccato da un serpente un boa. Io invece vengo aggredito da un cucciolo di puma. Piccolo come un gatto. Ma agguerrito. Facilmente lo caccio via. E' tenero e bianco ma i suoi denti sono aguzzi. Il mio amico alle prese con questo enorme boa bianco mi chiede aiuto. Io sto per avvicinarmi per prendere questo boa e scaraventarlo via, pur avendone paura so che lo devo fare, ma poi dalla casa lo chiamano per nome (il boa) e lui se ne va verso la voce che lo ha chiamato. Le persone della casa si scusano e noi ce ne andiamo ridiscendendo la collina dalla parte opposta della chiesa.E' di nuovo giorno. Incontriamo un collega che dice che ce ne sono altri (di colleghi) che stanno riposando sulla spiaggia. C'e' davvero una spiaggia. Il mio amico sostiene che non c'era mai stata una spiaggia così sul lago. Io dico che l'avevo già vista arrivando con l'aereo. Che è tutta artificiale. Che hanno portato quintali di sabbia per farla. Però è bella. La sabbia è fine e ci si riposerebbe volentieri. Ma io non voglio incontrare colleghi e chiedo di andare altrove.
Anche se la spiaggia è così bella che sembra il mare.

25 giugno, 2008

Senza parole (ma solo amore)

Ho guardato dentro una bugia
e ho capito che è una malattia
dalla quale non si può guarire mai
e ho cercato di convincermi
... che tu non ce l'hai.

E ho guardato dentro casa tua
e ho capito che era una follia
avere pensato che fossi soltanto mia
e ho cercato di dimenticare
di non guardare.

E ho guardato la televisione
e mi è venuta come l'impressione
che mi stessero rubando il tempo e che tu...
... che tu mi rubi l'amore
ma poi ho camminato tanto e fuori
c'era un gran rumore...
che non ho più pensato a tutte queste cose.

E ho guardato dentro un'emozione
e ci ho visto dentro tanto amore
che ho capito perché non si comanda al cuore.

E va bene così...
senza parole... senza parole...
E va bene così, senza parole
E va bene così, senza parole...
E va bene così...

E guardando la televisione
mi è venuta come l'impressione
che mi stessero rubando il tempo e che tu...
che tu mi rubi l'amore
poi ho camminato tanto e fuori
c'era un grande sole
che non ho più pensato a tutte queste cose...

E va bene così...
senza parole... senza parole...
E va bene così, senza parole
E va bene così, senza parole

(Vasco Rossi)

24 giugno, 2008

What Your Feet Say About You

Ringrazio
La Cage Aux Folles per ispirarmi con questi ameni tests ...





What Your Feet Say About You:



You are more expressive than most people. You let everyone know how you're feeling - the good, the bad, and the ugly.



You are a very passionate person. You are highly charged and easily inspired.



You are an assertive person at times. You'll pull out all the stops to get what you want, if it's worth it.



You take a while to fall in love, but once you do, you stay pretty attached to your partner.



You are not afraid of anything. You are brave and courageous, even when most people would be terrified.



You are intellectual and philosophical. You are more concerned with thoughts than action.



You are very spoiled. You don't work unless you have to, and you love to be waited on.



You are not easily influenced by other people. You hold your ground and are true to your beliefs.

21 giugno, 2008

Sogno

Sono a Firenze in centro. Accompagno un amico a scuola. Deve andare a fare qualcosa. Poi decido di dare l'orale dell'esame di cui ho fatto lo scritto tanto tempo fa. Ma non ho studiato molto. Però devo provare. E' buio. Le strade sono deserte ed io cammino verso il posto dove si fa l'esame.
Arrivo. C'e' un cartello con scritto Esame nell'aula 19 tezo piano. Salgo le scale di questo fatiscente edificio fino al terzo piano. E' completamente vuoto. Le aule sono ditrutte e piene di calcinacci. Io sono rassegnata. Ho aspettato troppo. Ho fatto tardi. Ed ora non posso più fare l'esame. Un signore da una delle aule mi dice. La diciannove è al secondo piano. Questo è dismesso.
Scendo al secondo piano l'aula diciannove è grandissima. C'e' un sacco di gente. Chi suona il pianoforte. Chi canta. Chi gioca col computer. Da una parte vicino alla grande finestra a vetro che copre tutta la parete c'e' un uomo con la barba e intorno un bel po' di persone. Ora fuori è giorno e il sole illumina bene tutta questa stanza.
Il professore mi dice. Vieni S... siediti. Vieni a fare l'esame. Ti aspettavo. Lo so che non ti sei iscritt* ma ho ancora il tuo scritto e se vuoi venire tra un anno per me va bene. Lo so che hai difficoltà. Non ci sono problemi. Siaditi ora.
Una studentessa antipatica mi chiede due o tre cose e io mi rendo conto di non sapere proprio niente. Anzi comincio a rendermi conto di non avere MAI aperto il libro che dovevo studiare e che ho dentro il mio zainetto nero. A disagio mi alzo per andare via.
Il professore mi ferma. Non andare dice. Lo so che non sai rispondere a tutte le domande. E so anche che non hai aperto mai questo libro (e me ne porge uno uguale al mio) mettiti qui e leggilo ora mentre interrogo gli altri. Non ti preoccupare. Anche se non sai rispondere a nessuna delle domande che ti farò tu l'esame lo passerai lo stesso. Perchè nello scritto hai messo tanto. Hai messo molto più di quello che era richiesto. Non si puo' rispondere a tutte le domande. Nessuno lo può.
Mi porta davanti ad un poster in rilievo. C'e' un grandissimo castello in pietra che sta sul mare. E solra un grande cielo azzurro. Guarda qui. Dice vedi c'e' questa acquila che vola leggera. Ma se guaardi vicino a lei e sono amici si sono tanti animali diversi, la giraffa, l'elefante, il gufo, il coniglio .. vedi.. sono tutti lì e anche se non tutti possono volare come l'acquila sono contenti lo stesso di stare insieme. e quadrda qua quest'uomo che nuota in questa piscina da solo. Voleva volare, ma non poteva allora con le sue mani ha scavato questa profondissima piscina e ora vola nell'acqua, perchè nuotare è come volare. Nell'acqua anzichè nell'aria. Prima era da solo. Me ora vedi c'e' quell'aereo rosso che vola sempre sopra di lui e ogni tanto qualche passeggero ha voglia di un tuffo. Così non è più da solo.
Rimani e leggi il libro. L'esame è già passato solo per il fatto di essere venut* qui oggi. Fino al terzo piano. E poi qui. Senza aver studiato. Stai e leggi. Poi non importa quello che rispondi o non sai rispondere. Poi mi aiuti a scegliere un bagnino per questa piscina. In palestra ci sono tanti ragazzi che lo vorrebbero fare. Tu come lo sceglieresti? Io rispondo alto. Perchè la piscina è profonda. E lui non importa che sia alto. Basta che sappia nuotare bene.
Io mi siedo e comincio a leggere il libro.

16 giugno, 2008

Sogno

Sono al lavoro. F mi chiede di fornigli i numeri ESATTI di cui è composto l'uragano. Il mio uragano.
E' fuori dalla finestra. E' una colonna vorticosa altissima ma stretta di vento grigio. Una colonna grigia a fianco del palazzo dove sto.
Lo guardo dalla finestra. E' ad appena 50 centimetri dal palazzo e se si avvicinasse il palazzo crollerebbe.
Lo guardo e dico che non potrò mai trovare tutti i numeri precisi. Non posso. Forse un calcolo di probabilità, ma i numeri precisi no.

13 giugno, 2008

Sogno

Mi alzo dal letto la mattina. Come tutte le mattine. Vado in bagno mi guardo allo specchio e il mio volto è trasformato... dalla parte sinistra c'e' una foltissima barba nera che arriva fino a sotto il mento. Poi da li parte una barba stranissima con coppie di peli linghissimi che sembrano gambi di coppie di ciliege, molto radoi ma molto evidenti.
E' terribile.
Devo fare qualcosa. Mi dico che ho sbagliato. Ho sbagliato. Dovevo fare le cose in maniera uniforme. Ho davvero sbagliato. Prendo il tagliacapelli. Tolgo tutte le misure e mi appresto a radere tutto. Anche se la parte a gambo di ciliegia mi sembra difficile da togliere.
Meno male che mi sono svegliat*

12 giugno, 2008

Sogno

Sono in un grande albergo. Non mi ricordo cosa debba fare. Devo andare a pranzo con altre persone, ma non ne ho voglia. Passo dal ristorante dove si dovrebbe mangiare. Ma non mi piace. Non ne ho proprio voglia di enrare. Entro do un occhiata e riesco subito.
Comincio a girare per scale, e corridoi. Sono fatti tutti a vetrate. E' tutto anche molto grande. Sembra di potersi perdere.
Mentre cammino incontro F. E' elegantissimo, con lo smoking nero e la camicia bianca. Siamo vicini ad un'altro ristorante. Viene musica da dentro. Sinfonia.
Lui mi prende la mano e mi fa entrare in questo ristorante. E' bellissimo. Tutti i camerieri sono elegantissimi. Ci sono lampadari di cristallo giganteschi. I tavoli sono apparecchiati in maniera eccezionale. Tutte le sedie sono bianche e ricoperte. Da una parte c'e' un'orchestra sinfonica che suona.
F. mi dice. "Mi sarebbe sempre piaciuto venire qui, a mangiare. Perchè è veramente tutto magico. Soprattutto per quell'orchestra laggiù."
Io lo ascolto in silenzio e lui continua a dire che spesso entra dalla porta per ascoltare un po' di quell'orchestra ma poi non ha mai avuto la posibilità di mettersi davvero a tavola, preferendo alla fine andare in posti meno sfarzosi e più economici.
Io vorrei ribattere che se proprio gli piacerebbe non vedo l'impedimento a mettersi a tavola. Tanto che, solo pochissimi tavoli sono occupati. Ma poi non dico niente. Mentre vorrei offrigliela uio una cena come sogna. E continuo ad ascoltarlo mentre continua a dire quanto gli piace l'orchestra e quanto gli piacerebbe mangiare in questo ristorante.
E sembra davvero tutto magico.

08 giugno, 2008

What Color Heart Do You Have?




Your Heart Is Green



Love completes you, but that doesn't mean you seek it out.

When love comes your way, you integrate it peacefully into the rest of you life.

Your flirting style: Laid back

Your lucky first date: Walking around aimlessly and talking

Your dream lover: Is both enthusiastic and calm

What you bring to relationships: Balance

What colour is your mind?




Your Mind is Purple



Of all the mind types, yours is the most idealistic.

You tend to think wild, amazing thoughts. Your dreams and fantasies are intense.

Your thoughts are creative, inventive, and without boundaries.



You tend to spend a lot of time thinking of fictional people and places - or a very different life for yourself.

20 maggio, 2008

What Gender Is Your Brain?




Your Brain is 47% Female, 53% Male



Your brain is a healthy mix of male and female

You are both sensitive and savvy

Rational and reasonable, you tend to keep level headed

But you also tend to wear your heart on your sleeve

11 maggio, 2008

Sogno

Sono in un grande albergo, con amici. Ma la vacanza è finita e dobbiamo partire. Fuori dall'albergo c'e' già pronto l'aereo per andare e una lunga fila di persone che aspettano di salire. Mi colpisce una coppia. Lui vestito di bianco, lei di nero, truccata e volgare. Lei sembra sbraitare per qualcosa.
Siamo tutti un po' dispiaciuti di partire. Perchè sappiamo che dopo sarà tutto diverso e non ci vedremo più. Per questo prendiamo tempo e cerchiamo di fare le cose molto lentamente.
Le bimbe degli amici si sono dimenticate la spazzola dei capelli in camera ed io mi offro di andare a recuperarla. Salgo su un ascensore piccolissimo, completamente chiuso, peso, opprimente. Ho paura. La loro camera è all'ultimo piano e l'ascensore prende una accelerazione esagerata. Va troppo veloce. Quando finalmente si ferma, penso che sarebbe stato meglio fare le scale.
Esco dall'ascensore e co sono camere tutte colorate, arredate in modo moderno e con tanti giorchi per bambini. Sono tutte diverse l'una dall'altra e sono così diverse da quella che ho io, tutta di legno chiaro, in stile trentino alto adige... Entro in una camera dove c'e' un televisore acceso, con un telefilm la cui trama mi prende.. e voglio sapere come finisce la storia e mi incanto.. ma poi mi viene in mente che mi aspettano e che sono scemo a guardare la televisione che di solito non la guardo mai.. quindi esco e scendo per le scale. Sono scale tutte colorate e disegnate.. ogni piano che scendo colori e motivi diversi ed io so che le camere di ogni piano seguono le scale, colori e arredamenti diversi, niente uguale a qualcos'altro. Sono bellissime queste scale che scendo e sono molto luminose. E' un albergo veramente anomalo. Quando torno giù la coppia che fuori mi aveva colpito è nella hall dell'albergo e lui mi sembra un mafioso e lei la trovo disgustosa e volgare e lei ulra che non trova il cappello bianco di lui e lui sembra che in realtà non gliene possa importare.. e l'addetta al check in dice I bagagli sono 10 kg esatti... ed io allora commento.. che fortuna aver perso il cappello sennò il peso dei bagagli avrebbe superato il massimo consentito....

07 maggio, 2008

Sogno

Sono nel deserto. Devo arrivare nella città. Sono in auto con le mie figlie. Ma l'auto in reltà è di legno e la spingo. Ad un certo punto c'e' una strada con tante persone in fila.. mi metto in coda anche io.. ma poco dopo vedo che un po' di macchine deviano, perchè la coda è ferma. Penso che probabilmente c'è una scorciatoia. Ed io non posso stare ferm* non ci riesco proprio. Allora mi butto anche io dietro ad una delle macchine che deviano. C'e' una salita tutta di sabbia. Un pezzo ce la faccio. Ma poi la salita diventa verticale. Scendo e spingo l'auto con tutte le mie forze in questa salita verticale. La sabbia non aiuta. Spingo mentre sento che potrei essere schiacciat* dall'auto. Guardo la fila in fondo. No io devo andare. Non posso tornare indietro. Con un enorme sforzo alla fine riesco a finire di spingere l'auto su questa salita verticale, arrivando in cima. Dalla fila fema mi fanno un applauso immenso, improvviso, scrosciante. Pensavano che non ce l'avrei fatta ad arrivare in cima. Sorrido. Lì c'e' una strada larga, scorrevole che arriva dritta alle mura della città. C'e' un viavai di vita di persone tutte colorate che entrano ed escono da questa città nel deserto, quasi magica nella luce di un quasi tramonto. Sto per arrivare alle porte quando incontro mia sorella. Che mi dice. Là nella fila quella che sta ferma, ci sono i nostri genitori. Vai a chiedere se hanno bisogno di aiuto. Io non ne ho voglia. Lei insiste. Io non ne ho voglia, ma comincio a sentirmi in colpa. Lei dice che sono vecchi. Io dico che sono in grado di cavarsela da soli. Lei dice che sono egoista. Io comincio a non stare bene. Vorrei andare, entrare nella città con le mie figlie, ma alla fine resto a guardare la fila che non scorre per vedere se posso fare qualcosa.

06 maggio, 2008

Sogno

Sono in una città sconosciuta. E' quasi buio. E' sera, quasi notte. Crepuscolo. C'è luce per vedere, ma tutto è in ombra. Il cielo all'orizzonte è quasi viola. Vesto con una tunica, come i romani. Senza scarpe. [IGOR.... senza scarpe.. ho perso le mie radici davvero?]
Sono con altre persone. Camminiamo per strade e vicoli. Dobbiamo trovare altre persone. Ma non so di preciso per cosa. Ridiamo e scherziamo. E' come un gioco. Ma le porte delle case sono tutte chiuse. Perchè è l'ora di cena. Ma noi dobbiamo organizzare un banchetto, ora lo so, per questo siamo a cercare altre persone. Ma alla fine non facciamo nulla. E ognuno se ne va da solo. Però è caldo. E fuori si cammina bene.

21 aprile, 2008

Sogno

Vivo su un vascello. Tutto di legno chiaro, caldo. Sta sospeso per aria. Molto in alto. Tra le stelle. C'e un gran caos nel vascello. Ma c'e' anche il mio letto per riposare. Io non faccio altro che scendere dal vascello per andare in città, dove girando per strade deserte ma piene di vetrine illuminate, lo cerco. Lo cerco per portarlo con me. Per vederlo. E poi lo trovo e lui è lui, lui è un'altro, e lui è ancora lui. E' alto e magro. Tutto vestito in pelle nera. Bello. Mi dice vai a casa, dopo arrivo, ma prima esco con gli amici.
Vado a casa sono sul vascello. Lui sulla sua moto volante mi passa vicino. Mi saluta, mi bacia, mi dice a dopo. Io guardo lui che va via. Sul letto ci sono alcuni scarafaggi. Perchè, mi chiedo, perchè quando passa vicino trovo sempre scarafaggi sul letto? Li prendo uno ad uno. Mi fanno schifo. E li getto via dal mio letto, dal vascello, giù di sotto nella città piena di luci ma vuota.

14 aprile, 2008

L'equilibrista


Camminavo su una corda tesa,
L'equilibrio mi aiutava, a vivere,
Due più due non dava, quattro mai,
C'era il caos, nei pensieri miei.
Un bicchiere per dimenticare,
Che morire o vivere, era uguale,
Non riuscivo più, a ritrovare,
La mia strada, la mia direzione.
Povero in danari, ricco in fondo al cuore,
Davo tutto il bene, davo un po’ di me.
Ho speso parole, e invano questo amore,
Per chi come me, costretto a mendicare.
Ed in cambio ho avuto, tanto male.
Io cammino su una corda tesa,
L'equilibrio ormai mi aiuta a vivere,
Due più due non può fare quattro mai,
Torna il caos, nei pensieri miei.

Renato Zero - L'Equilibrista

Normalità

Cosa è normale
Cosa è equilibrio
Cosa è semplicità


Ho imparato su me stess* che il concetto di normalià non esiste.
Ognuno è diverso e lo è perchè i meccanismi che portano alla creazione del nostro essere più profondo sono come tasselli infiniti di un mosaico mutevole e sempre diverso
L'equilibrio lo si può raggiungere ed è faticoso da matenere. L'equilibrio è quel qualcosa che invece ci fa sopportare tutte le oscillazioni del nostro io, riportandoci alla fine sempre in piedi.
L'equilibrio l'avevo. Tantissimo, quando avevo usato l'attack della razionalità per impedire anche quelle oscillazioni necessarie. Niente muoveva me. Niente. Ma era equilibrio apparente. Appena due occhi hanno corroso quell'attack, è andato un po' perso. Andato. Le oscillazioni sono diventate pericolosissime. Ma ancora esisto e tento di vivere tra il mio dentro e il mio fuori. Sono qui. Affrontando i miei insormontabili problemi ogni giorno. E perdendo ogni giorno.
La semplicità invece proprio non esiste. Non per me..... Se fosse tutto semplice, sarebbe noioso.
Ed è quella non semplicità che rende tutto interessante.

09 aprile, 2008

Cleptomania




Sono affetto da un morbo incurabile
Il mio difetto è un istinto incontrollabile
Se ti vedo devo averti tra le mie mani
Liquidato da ogni dottore “Non rimedio” queste le parole
Ma la mia cura potresti essere tu
Prima o dopo i pasti non importa

Due o tre volte al giorno sì mi bastano per sperare
Aiutami a guarire da questa mia malattia
Affetto da una strana forma di cleptomania

Voglio averti mi*, solamente mi*
Ora che non ho più via d’uscita
Ora che ogni porta è stata chiusa
Apri almeno le tue gambe verso me
Prima o dopo i pasti non importa
Due o tre volte al giorno sì mi bastano per volare
Aiutami a guarire da questa mia malattia
Affetto da una strana forma di cleptomania

Voglio averti mi*, solamente mi*

(Già sto meglio se ti tengo tra le mie mani)
Sto guarendo se ti tengo tra queste mani
Aiutami a guarire da questa mia malattia

Affetto da una strana forma di cleptomania

Voglio averti mi*, solamente mi*

Sugarfree

Il mio blog non vota Berlusconi

Il mio blog non vota berlusconi

La generazione che ha vissuto la propria prima giovinezza negli anni Ottanta, sotto il segno di Craxi - ascendente Goldrake - ha visto lo sfacelo di una classe politica senescente e vetusta, apparentemente spazzata via dal pool di Mani Pulite. Ancora ricorda le monetine lanciate su Craxi ed il filo di bava che pendeva dalla bocca tremante di Forlani durante gli interrogatori. Svezzata con tali orrori, era quasi naturale che sconfinasse nel più ovvio qualunquismo. Fortunamente, ma solo per il fatto di aver fatto rinascere in molti un attaccamento alla Cosa Pubblica sempre più vilipesa, è sceso in campo il Piazzista della Libertà che, volenti o nolenti, ha forgiato la Nuova Italia [come dimostrava Nanni Moretti ne Il caimano].
La classe operaia, sempre più disperatamente ancorata all'aspirazione verso uno status "borghese", va a braccetto con le siure impellicciate che distribuiscono tartine canticchiando "Silvio, Santo Subito…". I giovani sono attratti dai manganelli della Destra più reazionaria e dalle pistole ad acqua che Bossi cerca di svendere dal suo gerontocomio. Ora, amici, ci troviamo ad un bivio: qui non è più questione di "destra" e "sinistra". E' divenuto fondamentale impedire che l'anomalia Berlusconi governi nuovamente l'Italia, tenendo sotto il giogo Fini e imboccando Bossi all'ora del brodino. E' il Piazzista delle Libertà che ci ha portati non più a votare per un ideale, ma solo a scagliarci l'un contro l'altro armati. Tolta questa piaga dal Paese, forse, rimboccandoci TUTTI le maniche, potremo vedere di far qualcosa per questa Italia, sempre più simile all'Argentina. Giusto con qualche Reality Show in più. Per queste ragioni, e per altro ancora, il mio Blog non vota per Berlusconi.
Alcuni altri Firmatari [con mille scuse a chi non è stato citato]:
rearwindow06, Alice64, Amalteo, Angi69, Bellatrix74, Catpoet, Chirieleison, coaloalab, copperhead, Damiani, DreamLady, fenicesulmare, Giuba47, Isa71, piccolaJo, Nuriape, palmarola, PF1, Raindog78, Senzabussare, SimonaCWords, Smillapiffi, snakeandladders, tuile, Watkin

In splinder






08 aprile, 2008

Sto impazzendo

sto impazzendo

i pensieri

fanno paura

l'anima urla dentro di me

nel silenzio assoluto

imposto da Dio

faccio finta di non sentire

e la mente studia

strategie di fine

ho solo paura

Le porte del mondo [TU] sono chiuse


03_pioggia

Le porte del mondo non sanno
che fuori la pioggia le cerca.
Le cerca. Le cerca. Paziente
si perde, ritorna. La luce
non sa della pioggia. La pioggia
non sa della luce. Le porte,
le porte del mondo son chiuse:
serrate alla pioggia,
serrate alla luce.

Sandro Penna

pioggia impazzita di parole
(lette sentite amate)
bagnata di gocce salate
con il dentro che esplode
con l'anima pesante
precipitata sul fragile cuore

davanti alle porte del mondo [TU]
chiuse



Diversità

Visse, nell'altrui disprezzo,
così ebbe male di se stesso.
Le genti inorridivano,
ad ogni suo triste atto,
marchiandolo come una bestia,
coi nomi :
insano,
malato,
e pazzo.
Non sapevan cogliere:
la bellezza dei suoi timidi saluti,
l'animo gentile,
la purezza dei suoi leggeri contenuti.
Se bestia fu,
fu negli animi di quanti,
non seppero
che nella vita,
il bene
è la diversità degli altri.

Poesia da giuba47

06 aprile, 2008

Il vero amore

Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia.
Il vero amore è una quiete accesa.

Giuseppe Ungaretti


La quiete che mi sfugge via lontano da te, che mi rende insidioso ogni momento che vivo con te dentro ma te lontano, è la stessa quiete che mi accende la vita di colori. Quando ci sei. E l'amore che vorrei dire in ogni sottoriga bianca è palese a me. E' evidente. Non è un inganno dell'anima, ma una finestra che si è improvvisamente illluminata lanciando luce tutto intorno, nella mia notte buia.
E ti leggo, e ti guardo e ti sento. E ti voglio. E ti amo.

05 aprile, 2008

Ti amo

Amo come l'amore ama.
Non conosco altra ragione
di amarti che amarti.
Cosa vuoi che ti dica
oltre a dirti che ti amo,
se ciò che voglio dirti è che ti amo?

( Fernando Pessoa )

Sogno

E' mattina presto.
Sono in un prato, sotto un grande albero.
C'e' un tavolo di legno ed una panca. Con me c'e' la persona che amo. In accappatoio. Le bambine giocano felici nel prato.
Dobbiamo fare colazione. -Ti sei ricordato di portare tutto?- Dice .
-Si- e tiro fuori non so da dove, come se mi nascessero le cose dalle mani latte caffè, tazze, biscotti. Li metto sul tavolo. Io non ho niente addosso.
Verso il latte e il caffè nelle tazze. Dice -Ma qualcosa potevi anche metterti.. - -Non ho niente dico io, è così che sono -
Siamo sereni. Beviamo il latte. Poi mi avvicino. E comincio ad accarezzare quel volto e dargli un sacco di baci, e tutto è come dovrebbe essere. Il sole si fa più caldo. E il posto è bellissimo con le urla dei giochi delle bambine.

03 aprile, 2008

Sogno

Sono in macchina sto guidando. Ma ad occhi chiusi.
Non riesco proprio ad aprirli e mi rendo conto che se non li apro alla fine mi schianterò contro qualcosa. Ma continuo ad andare sforzandomi con tutt* me stess* di aprire gli occhi.
Alla fine ci riesco. Li apro e vedo, sfuocato ma vedo, proprio mentre passo davanti ad una pattuglia della polizia, e penso che mi è andata bene. Mi potevano arrestare se mi avessero visto guidare ad occhi chiusi. Meno male sono riuscit* ad aprirli.
Poi mi accorgo che sono vestit* con una specie di gonna una via di mezzo tra una gonna e dei pantaloni, ma non una gonna pantalone, un'altra cosa. E degli stivali. E penso che gli stivali sono belli. Ma mi vergogno a scendere di macchina perchè ho paura che pensino che sono quello che non sono.

01 aprile, 2008

Sogni

1 - Sono in un giardino di una casa. Sono seduto un su gabinetto da campeggio. E tutti mi guardano. Io so che non dovrei essere lì, ma non ho pensato che nella casa forse c'era un bagno più comodo. Ma non mi curo troppo degli altri. L'aria è serena e il sole sta calando. Poi improvvisamente diventa notte. Ed io devo scappare. Non so perchè ma tutti corrono ed anche io devo correre. Ma per scappare prima devo mangiare i miei escrementi. Lo faccio. Con disgusto, ma come cosa necessaria e poi scappo con gli altri sentendomi sempre questa cosa in bocca. Che però era necessario fare. E so che dopo andrà tutto bene.

2- Sono in un deserto. Pieno di strade diritte. Pieno di fiumi piccoli rigagnoli. C'e' una gara di corsa in queste strade. Ma io non riesco mai a partire perchè appena provo mi sembra di aver sbagliato strada e che forse dovevo prendere l'altra. E quindi torno alla partenza facendo sempre incavolare i giudici di gara. Che però sono gentilissimi. Sono fermi nell'indicarmi di nuovo la strada, ma gentili. E di nuovo quando vado sulla strada non mi torna qualcosa e torno indietro. Intanto si fa buio. La gara finisce ed io sono sempre davanti a queste strade che non riesco a percorrere.

31 marzo, 2008

Essenziale

E’ l’amore che è essenziale.
Il sesso è solo un accidente.
Può essere uguale
o differente.
L’uomo non è un animale
è una carne intelligente,
anche se a volte malata.

Fernando Pessoa

Politometro

15 marzo, 2008

Come il sole all'improvviso (TU)

Come il sole all'improvviso.
(TU)


Nel mondo
Io camminerò
Tanto che poi
I piedi mi faranno male
Io camminerò
Un'altra volta...

E a tutti
Io domanderò
Finché risposte
Non ce ne saranno più
Io domanderò
Un'altra volta...

Amerò in modo che il mio cuore
Mi farà tanto male che
Male che come il sole all'improvviso
Scoppierà, scoppierà.

Pour marcher
Hours de tes traces
Pour t'oublier
Entre le feu et la glace

Je laisserai les larmes
De celui qui passe

J'emporte au loin
La flamme d'un seul jour
J'emporte au loin
Le fleuve sans retour
Et une terre brulee qui reste
Sous mes pas
Oublie-moi, Oublie-moi!

Tanto che come il sole all'improvviso
Scoppierà, scoppierà...

Pour marcher
Hours de tes traces
Pour te laisser
Les larmes de celui qui passe

04 marzo, 2008

Attimi

Vestito di nero
attraverso gli attimi
che mi cadono addosso

una pioggia di attimi
taglienti come lucide lame
mi attraversano il dentro

Mi trapassano,
come se io non fossi
e si fermano nell'azzurro


Senza parola di vento
il mare silenzioso mi fissa
vivendosi lontano

Mi sono perso.
Non c'e' sabbia sotto di me
non c'e' cielo sopra

Mi sto nascondendo
per non ritrovarmi
dentro quegli occhi.

I colori si sono mischiati
alle lame degli attimi
che non passano mai.

E il mare silenzioso
si fa sentire forte.
Unico. Immenso.


13 febbraio, 2008

In the flesh (nella carne)


So ya
Thought ya
Might like to, go to the show
To feel the warm thrill of confusion
That space cadet glow
Tell me is something eluding you sunshine?
Is this not what you expected to see?
If you want to find out what's behind these cold eyes?
You'll just have to claw your way through this disguise



07 febbraio, 2008

Sogno

Devo andare via. Devo sparire, ma non voglio. Sono seduto in un aula di scuola. Vuota, nei banchi in fondo. Sto colorando. Sto cercando di capire perchè scrivo e cosa. Lui mi guarda e mi abbraccia. Non vuole che vada. Ma non è una scelta mia. Io non ho mai scelto.
Vado dall'altra parte della classe, c'e' un sacchettino di plastica, bianco, sgualcito, stropicciato, con quasi niente dentro.
Lo apro ci sono dei cd. Non mi interessano li posso lasciare e poi ci sono quattro foto.
Quelle no, le devo portare via. Non ne ho altro che una copia. C'e' una foto della casa di mia nonna. C'e' una foto di Giorgino (il mio primo gatto), c'e' una foto di un bambino con la barba che forse è mio fratello e c'e' una foto mia, di quando avevo quattro anni e ridevo.
Prendevo questa foto e gliela mostro e dico: anche io sono stato un bambino e questo bambino è ancora dentro di me. Non posso distruggerlo. Esistono tante cose di me che non sai e che non vuoi sapere. E questo bambino è una. Guardalo. Non è un bambino come tutti? Cosa ha di diverso che non va bene? Vedi, ride pure.
Poi riprendo a disegnare e a colorare sl mio foglio, con i pennarelli.
Perchè in questo colori devo scrivere cosa mi mancherà di più. Ed io lo so, che cosa. Ma non lo posso scrivere. Lo leggerebbero tutti.
E allora scrivo stupidaggini buone per tutti.

05 febbraio, 2008

Sogno

un sogno di pioggia battente, su strade cittadine vuote e buie, dove la pioggia luccica sull'asfalto e pochissimi lampioni tenui sembrano illuminare queste strade deserte silenziose ovattate dove io cammino. Fradicia (perche sono femmina in questo sogno stranamente rispetto al solito, in cui sempre sono uomo o più spesso ancona un po' un po' e un po' senza definizione precisa) di pioggia e di lacrime. Cammino, ma ogni tanto mi fermo. Entro in qualche portone e mi ritrovo altrove, con la luce il sole e il mare, e dipingo un quadro: ho dipinto solo il mare tutta la notte. Tanti mari diversi ma sempre mare. Poi ritorno sulla strada e continuo a camminare.
Nel buio. Nel silenzio del ticchettio senza fine, nel luccicare della strada nera e silenziosa. E poi di nuovo una nuova porta un nuovo mare, un nuovo dipinto. E poi nella strada ancora e ancora. Tutta la notte per almeno una decina di volte. Un sogno ossessivo e ripetitivo se non per i luoghi nei portoni sempre diversi e sempre uguali (mare sole, luce, sorrisi) e dei dipinti sempre diversi ma sempre uguali (mare acquerello, olio, matita, astratto, vero, finto)
Bho.

03 febbraio, 2008

Perchè?

Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè? Quale disegno dietro tutto questo? Quale?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè? Perchè? Perchè?Perchè?

Sono solo stanco

Sono solo stanco. Non voglio non voglio più stare male. Non voglio.
E' tutto sentimento buttato via. Buttato verso chi non lo vuole. Buttato verso un nulla assoluto
Lacrime di dolore. Ogni fine settimana. Pensieri continui. Pensieri che si attaccano alla testa, algli occhi al dentro. E strappano. Tirano lacerano. Per aprirti di fronte al nulla che hai davanti.
E io sono stanco.
Sono così stanco che non riesco neanche a stare dietro a loro, che sono tutto, come vorrei. Lascio che passino la loro giornata. Mormorando un si un no un dopo, dopo, dopo. Come un automa preparo il pranzo la cena. Ma non ci sono. Non ci sono e non ci voglio essere, voglio sparire. Basta dolore. Basta. Vattene via.
Tu non sei niente e io sono il nulla assoluto. Devo solo fare andare il meccanismo perverso che mi ha dato questo corpo che mi serve per apparire. Per far finta di essere persona (maschera). Ma non lo sono. Cosa fai? Con chi sei? A chi pensi? Chi baci? Con chi fai tutto ciò che io vorrei fare? Chi sono? Chi sembro? Rileggo il miei blog all'indietro e trovo tutto il dolore che mi accompagna da quasi tre anni. Ho combattuto con le pasticche, con la psicanalisi, con altri uomini e altre storie messe lì per fare. E indietro ho avuto solo NIENTE, il dolore che cresce con il tempo che passa. Una funzione esponenziale, che più amo e più mi uccide dentro.
Ma per smettere di amare devo smettere di sognare, di essere, di sentire.
Di vivere.
Ma io voglio vivere. Il mio sentimento fa parte di me.
E in giorni speciali mi colora la vita. Ma ora ...
Sono solo stanca.

23 gennaio, 2008

INVENTO (da INVENTI)

INVENTO le tue forme,
lo stile è quello tuo...
zitto per ore davanti a te,
mi riempi di sole,
anche se non c'è:
a un tratto,trovo me!
INVENTO quei colori,
le ombre su di me.
Poi, chiudo gli occhi
sul nome mio,
quel che invento lo sogno,
sei sempre tu:
mi sento dentro te!
Poi, mi scopro lì a volare
il cielo su di me,
mentre la mia mano
cerca te.
Arrossisco un po',
e non vorrei mai andare via....
INVENTO la poesia!

INVENTO quella luce
ma sono gli occhi TUOI!
Mentre ti guardo io non so più
dove finisco io e cominci tu,
il sogno, la realtà.
Ogni volta io rinasco
coi pensieri tuoi,
colorato e folle più che mai.
Arrossisco un po',
e non vorrei mai andare via....
SEI TU la poesia!
IO SENTO la poesia!

(Inventi-Renato Zero 1974 . Un po' modificato)


Non me ne voglia nessuno.

INVENTI

INVENTI le mie forme,
lo stile è quello tuo...
pose per ore davanti a te,
mi dipingi di sole,
anche se non c'è:
a un tratto,trovo me!
INVENTI quei colori,
le ombre su di me.
Poi, chiudo gli occhi
sul nome mio,

quel che inventi lo sogni,
son sempre io:
mi sento dentro te!
Poi, mi scopro lì a volare
il cielo su di me,
mentre la mia mano
cerca te.

Arrossisci un po',
ma non vuoi più mandarmi via....
INVENTI la poesia!

INVENTI quella luce
ma sono gli occhi miei!
Mentre ti guardo io non so più
dove finisco io e cominci tu,
il sogno, la realtà.
Ogni volta io rinasco
nei pensieri tuoi,

colorato e folle più che mai.
Arrossisci un po',
ma non vuoi più mandarmi via:
INVENTI la poesia!
INVENTI la poesia!

(Renato Zero, INVENTI - 1974)

20 gennaio, 2008

Sogno

Devo seguire delle lezioni universitarie. Sono sui lungarni di firenze e cammino di fretta. I miei passi sono ovattati. Non c'e' nessuno. Vedo solo una mamma che di fretta porta il bambino a scuola. Guardo l'orologio. Sono in ritardo penso. Per questo camminano veloci. Arrivo all'ingresso dell'università- Si scende molto sottoterra. Ci sono diversi piani tutti uguali, ma ognuno organizzato in maniera diversa. Dove da una parte ci sono posti di ristoro, ad un 'altro piano ci sono biblioteche e ad un'altro ancora mini aule. Faccio notare alla mia guida (ho una guida, ma non la vedo e non so chi sia) l'organizzazione diversa in ogni piano. Arriviamo in fondo. Sembra un sottopassaggio. I posti che ai piani sopra erano organizzati qui sono completamente vuoti. Ancora devono decidere come riempirli. Ci sono meno studenti che ai piani più alti. C'e' una prima aula, c'e' un albero. E' buio dietro l'albero. Davanti all'albero una pozza d'acqua. Dietro l'albero la notte e una luna (ma che è anche sole) che piano piano sale. Quando sarà mezzanotte, quello diventerà un'opera d'arte un dipinto reale in tre dimensioni. Il riflesso di mezzanotte si chiama. Perchè la luna-sole riflettendosi insieme all'albero nella pozza d'acqua davanti creerà un risultato che lascia senza fiato. Vorrei fermarmi lì. E perdermi guardando l'albero e tutto il resto.
Ma nell'aula accanto, tutta illluminata c'e' la lezione che devo seguire. La tiene un mio collega di roma, alle soglie dela pensione. Un tipo tranquillo, a volte noioso ma che emana rispettabilità ed io l'ho sempre visto molto corretto e gentile. Mai arrabbiato. Non oltre la soglia che dovrebbe essere mantenuta sempre.
La lezione si intitola 'psicologia dei rapporti con gli altri'. Mi siedo e ascolto, ma non so quello che viene detto. Al termine chiedo se c'e' qualche libro sull'argomento per approfondire. Lui risponde che ci ha fornito la lista. E' vero dico io, ma la lista è pagine e pagine di libri. Non ho il tempo di leggerli tutti. Il mio tempo è limitato. Qualcuno più importante? Me ne segnala tre. Più un romanzo, una biografia (ma non so di chi). E questo quarto mi sembra il più importante. Infatti mi dice è difficilissimo da trovare.
Poi esco, insieme a tante persone. Ma per tornare a casa bisogna fare una strada completamente buia e piena di curve e di tornanti. Procediamo lentamente, ognuno con il suo mezzo che è una via di mezzo tra auto e bicicletta. Io divento nervoso e allora vado in cima alla fila e accendo gli abbaglianti di questo pseudo mezzo e comincio a filare senza paura su queste strade... Cavolo dico bastava accendere i fari abbaglianti, non c''e nessuno e se si vede meglio si può. Ogni tanto però i fari si spengono e devo rallentare, tirare qualche botta al cruscotto per fali riaccendere. Ma filo veloce. E alla fine arriviamo in una grotta completamente illuminata. E' piena di stallattiti e stallagmiti. E' bellissima. Tutti sono contenti e si complimentano per non aver avuto paura per la strada. Io penso solo che sono quasi a casa. Nella grotta trovo un mio pigiama. Non pensavo di averlo perso. Ma lo ritrovo e mi fa piacere.
Saluto tutti per avviarmi verso casa. Ma prima passo dalla spiaggia. Ora è giorno. E la spiaggia è troppo affollata. E il mare così non mi piace. E qualcuno si è anche preso il mio ombrellone. Allora non mi fermo. Guardo quella folla che non ama il mare, non lo guarda neanche, sta sdraita e basta. E me ne torno via da solo.

19 gennaio, 2008

Sogno

Sono in una città sconosciuta in un vivace posto a metà tra campagna e città.
Mi voglio comprare delle scarpe nuove. Ma al solito non risco a trovarne un paio che mi piacciano veramente. Mi ci voglio delle scarpe robuste. Nere. Forti. Entro in un negozio e a vendere le scarpe c'e' il mio capo.... Allora mi fa vedere una vetrina di scarpettine 'leggere' assurde e mi dice 'Scommetto che queste non ti vanno bene... ' poi mi fa vedere un'altra vetrina di scarpe ma tutte di numeri grandissime... e mi dice 'neanche queste ti vanno bene'... io spiego come le voglio e mi dice 'le dovrei avere. Aspetta che le vado a cercare.' Nel frattempo arriva anche il mio collega preferito, e io subito chiedo 'Con chi sei?' pronto a scappare. Ma lui risponde 'Sono da solo.. passavo e ti volevo dire che mi è piaciuto quello che hai scritto. Mi ci ritrovo anche io'... Io mi chiedo di cosa stia parlando , ma se gli è piaciuto qualcosa che ho scritto io è sicuramente un miracolo positivo. E quindi vorrei chiedere, ma non domando nulla. Poi un'altra persona che lavora in un negozio ci fa accomodare su un divano. Dove stiamo stretti e abbracciati e comincia a farci vedere tutta una serie di documenti sulla strutturazione del negozio e della società in un misto assoluto. Io non capico che sono cose riservatissime e ogni tanto quando non capisco chiedo qualcosa a voce alta ma vengo sempre zittito. Intanto io mi tengo bene stretto al collega che ci sto bene, e pure lui a dire il vero. Anche più di quanto mi aspettavo. Alla fine il documentario finisce. Il collega deve andare a casa. Io riprovo a vedere se le scarpe me le hanno trovate. Ma non c'e' più nessuno nel negozio. Allora me ne vado e quando esco mi ritrovo in una città che non riconosco. Io so che ci sono già stato e che ce la posso fare ad orientarmi. Ma mi spavento per la luce e per le forme minacciose dei palazzi divisi in tre gruppi separati da boschi e giardini. Il gruppo alla mia sinistra è ultra moderno con grattacieli altissimi, luccicanti color bronzo. Sembrano spenti, senza vita. Alle spalle ho una zona industriale di strade e capannoni tutti uguali che non è per nulla invitante, davanti ho il posto da cui sono uscito e a destra, ma lontano ho una serie di palazzi più a dimensione umana. Mi incammino quindo verso la destra. Ma non mi oriento e non so ritrovare la strada di casa. Mi fermo in un bar e vado nel bagno. Mentre sono lì arriva un ragazzo altissimo e bello e mi dice. "Scusa vorrei proprio baciarti. Posso?" Io lo guardo e rispondo. "Ma quanto sei alto? almeno due metri?" e lui "Di più di più, due metri e dieci" Mi fa effetto e ribatto "Non posso baciarti non ti conosco. Fai sempre così?" E lui. "Si se voglio baciare qualcuno glielo dico, no come fai te, e di solito vengo accontentato" ed io "Davvero?" Alla fine lo bacio. E non mi spiego come sia riuscito a convincermi. Riesco poi di nuovo fuori.
Ma questa volta sono con le mie figlie. E sappiamo più o meno dove andare.
Reincontro il mio collega preferito. Ma ha fretta e va via. Ed io rimango male che neanche mi abbia salutato.