12 novembre, 2008

Sogno

Sono in una strada buia. E sono vestit* elegante, giacca e pantaloni grigi, camicia bianca.
C'e' un bancomat. C'e' l'ufficio. Ma non è un ufficio è una specie di soggiorno,
con un grande tavolo, ma poi sembra un negozio dove però non si vende niente,
ma si parla e basta.Un po' rustico. Un po' intimo, con una luce fioca, ma anche un po'povero e triste.
Davanti a me c''e un bancomat, ma non mi servono soldi.
Sto fotografando una colonna nel mare, è [s]tra-sparente e separata dal resto, è bellissima:
è come fatta di stallattiti e stallagmiti, è come una grotta in verticale, e scende in basso , in fondo.
Vorrei riuscire a fotografarla tutta. Per farla vedere anche a l*i. Ma non ci riesco perchè scopro sempre un nuovo pezzo che va sempre più in basso.
Allora provo a fotografarla a pezzi ma non riesco mai ad arrivare in fondo.
Il bancomat si illumina con messanger. Mi abbracci prima di andare via? La domanda. Si certo penso certo.
Non voglio altro. E riprendo a fotografare. Ma non riesco a finire. E vorrei davvero.
Mi distrae la foto di una pubblicità. Vendono una casa dentro il mare, sferica con le pareti esterne di vetro
e tutte le stanze, e un tubo per risalire, per andare fuori.
Mi piacerebbe comprarla penso. E continuo a fotografare e a scendere nel mare.
Ma poi sì io ci starei bene. Chiusa nella sfera con il mare tutto intorno.
Ma le mie bambine no. Avrebbero paura. Meglio lasciare perdere la casa nel mare.
Il bancomat di illumina di nuovo. Allora? La domanda.
Non so le risposte. Tutti vanno via anche se non c'era nessuno.
Voglio che tutti se ne vadano. E' un sollievo che se ne vanno così non devo dire niente
o forse posso dire e fare quello che voglio.
Il negozio/ufficio diventa vuoto, entro. Il pavimento è morbido come un materasso.
Si cammina male. Sta marcendo il pavimento, dico. Va tolto e va rifatto. C'e' qualcosa che non va.
Riesco al buio continuando con le mie foto che non finirò mai.