Ho un fratello più piccolo. Un bambino. Ferocissimo. Cattivissimo. Egoista. Ho terrore di lui. Vuole sempre averle vinte. Mi muovo in casa con la paura di incontrarlo. La casa è tutta blu con moquette dappertutto. Non si sente mai quando arriva. Non si sente mai se qualcuno si muove per le stanze. E' sempre buio. Nessuno accende la luce. La luce della luna illumina sinistramente le stanze. Ho mandato una mail a F. E non avrei dovuto. Ho il terrore che mio fratello lo scopra. Vorrei poter cancellare la mail. Tornare indietro. Ma è troppo tardi.
Sto male. Troppo male. Ogni tanto questo fratello lo portiamo in una specie di clinica psichiatrica dove ha degli amici.
Tipi stranissimi. Da paura a incontrarli fuori. Tutti con lo sguardo allucinato.
Ma lui è contento di avere questi amici. poi un giorno all'improvviso la sua pazzia si scatena. C'e' la sua mamma in una specie di gabbia. Non ho certezza che sia anche la mia. Io guardo la scena dall'alto, dal piano di sopra. Si vede come da un ballatoio che dà su una grande sala. E' la clinica ma è la casa. In un continuo scambiare di posti e di luoghi.
Lui si avventa sulla mamma. E poi buio. Non vedo niente più nulla. Fino a che all'improvviso la scena è di nuovo visibile.
Lui è da una parte tutto insanguinato. Rannicchiato sotto una sedia. La sua mamma sta bene. Non riesco a capire cosa possa essere successo.
Lui ha ucciso qualcuno.
Il padre. Poi improvvisamente i ruoli si scambiano. Lui è il padre (bambino) che ha ucciso il figlio (sempre bambino). Gli ha chiesto di aprire le braccia come per offrigli un abbraccio e poi l'ha pugnalato al cuore. Glielo ha richiesto e di nuovo la ripugnalato. In una richiesta di un gesto d'amore un tradimento così violento. Ripetuto per una volta e un'altra e ancora e ancora.
L'ucciso, di legno come pinocchio giace da una parte. Un burattino e basta. Non so più se è morto il padre o il figlio. Ma lui è mio fratello.
Poi di nuovo sono nella casa con la moquette blu e la luce della luna. Di nuovo il terrore continuo. Di nuovo l'angoscia della mail.
Poi la sua mamma decide di portarlo alla clinica psichiatrica e di lasciarlo lì per sempre. Troppo pericoloso. Quando lo portiamo lì, lui è improvvisamente cresciuto. E' vestitoi elegante è ha il corpo e il volto di Brad Pitt.
E' bellissimo. Sembra buono.
Ma fa paura lo stesso.
Lo lasciamo lì seduto su un divano. Lo sguardo smarrito. Scappiamo. Senza dirglielo.
Poi andiamo non so dove. Siamo in un paesino di montagna. Andiamo come a una festa. Ma io penso alla mail che devo cancellare.
E penso che sulla strada del ritorno lui ci aspetterà nel buio per ucciderci.
Perchè lo faranno uscire dalla clinica, perchè non l'abbiamo detto a nessuno che lo lasciavamo lì. Quindi penseranno che è passato a trovare gli amici come altre volte e quando vorrà lo faranno uscire.
E lui aspetterà sulla strada del ritorno di nuovo bambino di nuovo feroce. Per uccidermi.
Questa volta non ce la farò. Penso poi che invece potrei tentare di distrarlo, c'e' un negozio sulla strada del ritorno. Potrei fare finta di niente, che non l'abbiamo lasciato alla clinica, potrei proporgli di regalagli quel paio di stivali che gli piacevano tanto. Magari si dimentica di uccidermi almeno lì per lì.
Ma non so se funzionerà.
Ho paura e non so che fare. E mi vedo sempre l'omicidio nell'abbraccio.
Sto male e ancora sono fuori al buio. E ancora sono in casa con la moquette blu. E ancora lui che esce dal mare per venirmi a uccidere e ancora lui che è solo un bambino e forse ha più paura di me, merita compassione ma terrorizza.
E ancora e ancora in un ripetersi delle stesse scene e delle stesse paure. Lui che aspetta nel buio. Lui che esce dall'acqua, lui che cammina felpato, lui che vuole uccidere. Lui che è il padre, lui che è il figlio. La mail. E poi di nuovo il buio, la casa, l'acqua, la luna, la paura.
Ore 2:07 il risveglio.