13 aprile, 2009

Il garage di transito

Sono in una città d'arte. piena di scalinate e di chiese bellissime.
Ma sono in auto e c'e' un bell'ingorgo. Ma io devo risitemare il traffico.
E lo so che ce la posso fare. Intanto sotto c'e' un parcheggio grandissimo, tutto vuoto, dove posso
fare transitare le auto, come una strada sotterranea. Ma prima devo dare da mangiare alle mie figlie, hanno fame ed il traffico può aspettare.
E poi queste chiese e queste scalinate lassù in alto sono così belle.
In basso è all'ombra, ma su ci batte il sole, ed il garage è buio.
Bisogna eliminare tutte queste auto. Non c'e' verso.
Sennò non posso salire in cima alle scale.
C'è un assessore al traffico che mi dice che la deviazione dei tir progettata il giorno prima è andata bene, che sono tutti fuori la città, rimangono solo le auto, ma appena avremo aperto il garage sotto, fluiranno tutte lì, nel nuovo percorso e sopra diventerà tutto più bello.
Ma sono stanc*. E la voglia mi è passata tutta. Voglio solo andarmene il più lontano possibile, in campagna.
A questo punto, non mi importa più neanche delle chiese (che continuano ad essere belle),
ma le figlie hanno mangiato e ora è bene che le porti altrove, magari in campagna.
Consegno quindi le chiave del sotterraneo, e cerco di andarmene, anche se alla fine rimango
intrappolat* io stess* nel groviglio dell'ingorgo.