11 maggio, 2009

Fausto Leali - Mi manchi (sanremo 1988)

Mi manchi...
quando il sole da' la mano all'orizzonte,
quando il buio spegne il chiasso della gente
la stanchezza addosso che non va più via
come l'ombra di qualcosa ancora mia...

Mi manchi...
nei tuoi sguardi e in quel sorriso un po' incosciente
nelle scuse di quei tuoi probabilmente,
sei quel nodo in gola che non scende giù
e tu, e tu...

Mi manchi...mi manchi...
posso far finta di star bene, ma mi manchi
ora capisco che vuol dire
averti accanto prima di dormire
mentre cammino a piedi nudi dentro l'anima

Mi manchi
e potrei cercarmi un'altra donna ma m'ingannerei
sei il mio rimorso senza fine, il freddo delle mie mattine
quando mi guardo intorno e sento che mi manchi
ora che io posso darti un po' di più
e tu, e tu...

Mi manchi
e potrei avere un'altra donna ma m'ingannerei,
sei il mio rimorso senza fine,
il freddo delle mie mattine
quando mi guardo intorno e sento che mi manchi

13 aprile, 2009

Il garage di transito

Sono in una città d'arte. piena di scalinate e di chiese bellissime.
Ma sono in auto e c'e' un bell'ingorgo. Ma io devo risitemare il traffico.
E lo so che ce la posso fare. Intanto sotto c'e' un parcheggio grandissimo, tutto vuoto, dove posso
fare transitare le auto, come una strada sotterranea. Ma prima devo dare da mangiare alle mie figlie, hanno fame ed il traffico può aspettare.
E poi queste chiese e queste scalinate lassù in alto sono così belle.
In basso è all'ombra, ma su ci batte il sole, ed il garage è buio.
Bisogna eliminare tutte queste auto. Non c'e' verso.
Sennò non posso salire in cima alle scale.
C'è un assessore al traffico che mi dice che la deviazione dei tir progettata il giorno prima è andata bene, che sono tutti fuori la città, rimangono solo le auto, ma appena avremo aperto il garage sotto, fluiranno tutte lì, nel nuovo percorso e sopra diventerà tutto più bello.
Ma sono stanc*. E la voglia mi è passata tutta. Voglio solo andarmene il più lontano possibile, in campagna.
A questo punto, non mi importa più neanche delle chiese (che continuano ad essere belle),
ma le figlie hanno mangiato e ora è bene che le porti altrove, magari in campagna.
Consegno quindi le chiave del sotterraneo, e cerco di andarmene, anche se alla fine rimango
intrappolat* io stess* nel groviglio dell'ingorgo.

23 marzo, 2009

Cielo stellato

stelleSono con un amico.
Abbiamo una tela con tutto il cielo stellato dipinto.
Però questa tela, se la si alza diventa trasparente, ma solo lo sfondo, le stelle no.
Abbiamo ricevuto l'incarico di completarla.
Allora ci mettiamo alla finestra e alziamo la tela.
Facciamo corrispondere le stelle che già ci sono con quelle che si vedono i cielo.
E così molto facilmente col pennello possiamo aggiungere le altre.
E viene proprio un bel cielo stellato e completo sulla tela.

17 marzo, 2009

Due sogni

Sono in mezzo ad una folla. Un vecchio edificio da cui però si vede piazza del duomo a firenze.
Sembra una vecchia scuola fatiscente, ma è piena di ragazzini, che vogliono andare a vedere uno
spettacolo che si dovrebbe tenere nella piazza. Io vedo un angolo da una parte dove non c'e' nessuno
mi avvicino. Ma sento che non posso più stare in piedi. Sto svenendo. Allora mi sdraio.
Dico alla mia bambina di andare a chiamare qualcuno, che io sto proprio male.
Ma alla fine non viene nessuno, ed io penso che sto morendo, e non mi dispiace.


Sono al lavoro e sono molto nervos*. La gente mi chiede cose che dovrebbe chiedere a qualcun altro.
Ed io divento nervosa. Ad un certo puto arriva uno e mi dice. Non ho niente da fare. Ed io in malo modo rispondo
'Allora stattene a casa!'. Poi mi dispiace, di aver detto così, che il lavoro è importante per tutti.
Allora cerco di rimediare, ma sono troppo nervosa per fare qualcosa di utile. Suana il cellulare. Perchè non vieni alla mostra qui sotto?
Perchè non ho tempo, cazzo, rispondo! Poi in realtà vado.
Scendo c'e' un bellissimo giardino e una mostra di quadri.
La maggior parte li hanno già riportati via, perchè questa mostra sarebbe dovuta
essereci solo la mattina, solo sono rimasti quelli che andranno ad altre mostre.
E' bello questi quadri tra gli alberi. o sul muro in mezzo all'edera.
C'e' un tavolo apparecchiato e io e l*i, ci mettiamo a pranzare. Ma ci sono altre persone che devono pranzare, anche se non sono di qui, allora ci facciamo preparare più cose in cucina,
anche se non si potrebbe, e dividiamo il prando con questi altri tre ragazzi che erano venuti a vedere la mostra.

09 marzo, 2009

Bianco

Ero in una stanza di ospedale, tutta bianca, ma ero a casa dei miei,
e mio padre (sulla sedia a rotelle)
mi faceva bere non so che cosa per fare un esperimento..
e io diventavo cieca,
i miei occhi diventavano bianchi
ed io ero arrabbiata e dicevo ma questo rompe pure sulla sedia a rotelle?.
ma sapevo che era una cosa temporanea..
infatti dopo due ore riprendevo a vedere benissimo
e me ne andavo ..

08 marzo, 2009

Aquiloni


Foto da flickr


Sono con l*i. Su una collina verde, con l'erba fresca di quando non è ancora estate. E' caldo e il cielo è azzurro. E stiamo facendo volare un sacco di aquiloni. Sono tantissimi, ognuno di noi riesce a tenerne a decine, con tutti i fili che partono dalle nostre mani. Riempiono il cielo di colore. Sono meravigliat* di come riusciamo a tenere tutti questi fili senza farli intrecciare, pur stando vicini. L'un* accanto all'altr*, ognuno con i suoi innumerevoli acquiloni che restano sospesi, e a dire il vero non si sa guardando il cielo quali siano i suoi e quali i miei. Sa tutto di miracolo. Ma è uno spettacolo bellissimo.

01 febbraio, 2009

La banchina spezzata


Immagine da web

Sono sul mare. Davanti ad una banchina di legno che porta lontano, fino all'orizzonte. La banchina sembra sicura ed il mare è calmo. Il mio lavoro consiste nel ripescare le persone dal mare e portarle sulla riva. Ma poi all'improvviso tutto cambia. E la banchina si spezza. Vedo la fine, ma è separata dall'inizio. Il legno è scheggiato. E il mare sta diventando mosso. Mi chiamano al telefono. Mi dicono che sono in ferie e che devo fare tutto io. Ma la banchina è spezzata. Chiedo aiuto. Ma mi dicono che non vogliono essere disturbati. Che sono problemi miei e che devo fare il lavoro anche di chi non c'e'. Che sarebbe portare le persone nel fondo del mare. E poi fare il mio per ripescarle. Mi sembra assurdo. Tanto non sembra neanche che si accorgano di quanto ci sia dentro il mare. E' un battesimo inutile quello che dobbiamo fare. Inutile e mi sembra che non ce la farò mai. Ma comunque comincio e vado avanti. Piango. Ma vado avanti. La fatica è enorme. Le persone pesano tantissimo e sembrano neanche accorgersi di essere buttate in fondo al mare e poi ripescate ed adagiate sulla riva. Sono forte ma i miei muscoli sembrano cedere. Telefono. Chiedo aiuto. Dico che non posso fare tutto da sol*. Ma mi rispondono che non vogliono aiutarmi.
E io guardo la banchina spezzata pensando che il mare è ancora più lontano di prima.

27 dicembre, 2008

Sogno

Sono sulla riva del mare, davanti alla mia casa. E' una casa bellissima, tutta di vetro, così che da dentro si possa sempre vedere il mare. Ma è brutto tempo. Il cielo è grigio. Tira vento. E il mare è sempre più mosso.
Io sono lì incantat* a guardare. C'e' un sacco di gente che mi dice che è pericoloso, di andare via, di chiudermi dentro, di non stare lì. Ma io sono lì. A un certo punto vedo che si sta formando un onda particolarmente grossa. E la guardo immobile mentre si gonfia. So che dovrei chiudere le porte. Ma non ci riesco, nel senso che non mi muovo, non ci provo neanche. L'onda come al rallentatore cresce cresce e poi si scaraventa sulla casa e su me trascinandomi dentro. La casa rimane in piedi, ma dentro il mare spazza via tutto. Rimane vuota. Ci sono persone che mi urlano, che vogliono sapere perchè non ho chiuso la porta. Ma l'onda era troppo bella per impedirle di fare quello che voleva. E quindi torno fuori a guardare il mare, chiedendomi se davvero l'avrei fermato chiudendo semplicemente la porta.

12 novembre, 2008

Sogno

Sono in una strada buia. E sono vestit* elegante, giacca e pantaloni grigi, camicia bianca.
C'e' un bancomat. C'e' l'ufficio. Ma non è un ufficio è una specie di soggiorno,
con un grande tavolo, ma poi sembra un negozio dove però non si vende niente,
ma si parla e basta.Un po' rustico. Un po' intimo, con una luce fioca, ma anche un po'povero e triste.
Davanti a me c''e un bancomat, ma non mi servono soldi.
Sto fotografando una colonna nel mare, è [s]tra-sparente e separata dal resto, è bellissima:
è come fatta di stallattiti e stallagmiti, è come una grotta in verticale, e scende in basso , in fondo.
Vorrei riuscire a fotografarla tutta. Per farla vedere anche a l*i. Ma non ci riesco perchè scopro sempre un nuovo pezzo che va sempre più in basso.
Allora provo a fotografarla a pezzi ma non riesco mai ad arrivare in fondo.
Il bancomat si illumina con messanger. Mi abbracci prima di andare via? La domanda. Si certo penso certo.
Non voglio altro. E riprendo a fotografare. Ma non riesco a finire. E vorrei davvero.
Mi distrae la foto di una pubblicità. Vendono una casa dentro il mare, sferica con le pareti esterne di vetro
e tutte le stanze, e un tubo per risalire, per andare fuori.
Mi piacerebbe comprarla penso. E continuo a fotografare e a scendere nel mare.
Ma poi sì io ci starei bene. Chiusa nella sfera con il mare tutto intorno.
Ma le mie bambine no. Avrebbero paura. Meglio lasciare perdere la casa nel mare.
Il bancomat di illumina di nuovo. Allora? La domanda.
Non so le risposte. Tutti vanno via anche se non c'era nessuno.
Voglio che tutti se ne vadano. E' un sollievo che se ne vanno così non devo dire niente
o forse posso dire e fare quello che voglio.
Il negozio/ufficio diventa vuoto, entro. Il pavimento è morbido come un materasso.
Si cammina male. Sta marcendo il pavimento, dico. Va tolto e va rifatto. C'e' qualcosa che non va.
Riesco al buio continuando con le mie foto che non finirò mai.

28 ottobre, 2008

Sogno

Sono sulla spiaggia è giorno. C'e' una tempesta. Il vento fa volare tutto. Ma il mare è calmo. La sabbia vola negli occhi. Le cabine di legno vengono sollevate e si distruggono accanto a noi che siamo su una scalinata a guardare il mare. C'e' anche mia mamma che dice che forse è meglio andare.
Sulla strada è notte, è buio. Alberi secolari vengono sdradicati si sollevano e cadono pesantemente a terra. Sono immensi. Devo portare al sicuro le mie figlie. E' buio e tutto ancora vola. E si schianta a terra. C'e' un treno di legno, vecchio, scortato da militari, per portare via le persone. Salgo con le bambine. Non c'e' posto a sedere ma è di nuovo giorno. Ci sediamo in terra. Sale un uomo con due bambini. Piange. Gli chiedo perchè. Lui dice che si vergogna di essere su questo treno. Che ha detto ai suoi figli di dare un nome falso. Non vuole essere riconosciuto. Continua a piangere e io chiedo. Perchè? In fondo ci stanno portando da qualche parte per salvarci. Ma lui continua a piangere. Ma io mi sento che da qualsiasi parte si vada andrà meglio.

12 ottobre, 2008

Sogno

E' buio, è notte. Sono su un ottovolante con le mie bambine. Ho paura. Precipitare mi fa male. Mi terrorizza.
Ma loro sono felici e ridono. Siamo solo noi tre. E un uomo in divisa che guida. E precipitiamo. Precipitiamo. Poi cambia fermata. Salgono altri. Non mi vedono. Mi salgono addosso. Come se non ci fossi. Piango. Il guidatore, che è cambiato mi dice di scendere e di andare alla prossima stazione. E' buio. Sono scalz* e la prossima stazione, la vedo, è lontana. La strada è tutta piena di sassi appuntiti. Ed io a piedi nudi credo che non ce la farò. Ma ci devo arrivare, per loro che sono felici e ridono di questo gioco che per me gioco non è. Mi dicono vai, vai. Ti aspettiamo là. Scendo. Ma poi non comincio a camminare anche se so che devo farlo, perchè i sassi mi tagliano i piedi scalzi. E sanguinano. Nel buio. Nel freddo.

28 settembre, 2008

Sogno

Sono al mare. Una amica mi dice che aspetta due gemelli, uno bianco ed uno nero. E' disperata perchè non trova nessun ginecologo che la voglia seguire in questa strana gravidanza, che non sa come si sia potuta verificare. Io mi propongo di aiutarla. E anche lui si offre di dare il suo aiuto. Mi aspetta al casello per andare insieme a cercare uno specialista. Ma io ci devo arrivare al casello. Ho la bicicletta legata da un lucchetto. Di cui non trovo la chiave. Ho una valigetta da pescatore, piena di ami e di lucchetti e di chiavi. Di tutte le forme possibili. Ma non ce ne è nessuna per aprire il lucchetto della bicicletta. Guardo le chiavi una ad una. Ma nessuna va bene. Intanto lui al casello sta perdendo la pazienza. Ed io ho paura che se ne vada. E mi sento persa con tutte queste chiavi inutili.

22 settembre, 2008

Sogno

Sto guidando. Sto seguendo lui, che con la sua auto guida davanti. Siamo in campagna, quasi montangna. Le strade sono vuote, e si guida bene. Lui parcheggia e mi dice che mi porta a vedere un posto. C'e' una piccola galleria da cui dobbiamo passare. Io comincio a guidare. Lui dice di lasciare la macchina e andare a piedi, ma io non voglio e allora sale con me. La galleria è larga esattamente come l'automobile. E' tutta di terra. Si sente forte l'odore della terra. E' piena di curve. Ma non ho paura, con lui non ne posso avere. Lui dice che non troveremo parcheggio, che era meglio andare a piedi, che era bello passeggiare nella galleria. Io invece dico che lo troveremo e che semplicemente non mi andava di lasciare l'auto. Dopo aver camminato piano piano in questa strettissima galleria di terra, arriviamo in un posto bellissimo. E' tutta una serie di giardini. Pieno di verde e di fiori. E in terra sassolini bianchissimi e luccicanti. Tavolini e gazebi da cui ricadono glicini e buganville. E' pieno di gente. Parcheggio e scendiamo. E' primavera che diventa estate. C'e' il sole e l'allegro brusio della gente che parla di niente. E' veramente un bel posto. Saliamo in cima ad una terrazza. C'e' una festa. Lui dice che è la nostra festa. Ci sono le bambine. Prepariamo loro dei piattini con dentro un po' di cose da mangiare. Ci sediamo davanti a loro su una panca di legno. Dalla terrazza si vede un bosco rigoglioso proprio davanti. Lui mi dice che noi ci stamo sposando che è questo la festa che sto vedendo e mi chiede se sono d'accordo. Io sono felicissim*. Però ho paura che non sia vero e allora gli dico che se cambiasse idea, non c'e' problema. Che vorrei che fosse sicuro. Ma lui me lo dice ancora tre, quattro volte. E io sono davvero tanto felice. E lo sono anche le bambine che ridono e parlano davanti a noi.

30 agosto, 2008

Sogno

Sono a Venezia, in divisa da poliziotto. E' il momento in cui il giorno diventa notte e le luci sono soffuse. E' tutto grigio. Come in un film in bianco e nero. Sono in una piazza che in mezzo ha il mare. Sembra denso, ma so che presto ci dovrò nuotare, con i vestiti e tutto. Per questo sono lì. Per nuotare nel mare nella piazza. Da dove sono, a diritto ho una strada e vedo prima il Duomo (di Firenze) e poi via degli Alfani. Sto a guardare là, perchè c'e' lui in via degli Alfani, ed io vorrei vederlo. Intanto arrivano alcuni amici che fingono di camminare sull'acqua stando sulle sponde fanno una specie di pattinaggio e così dalla mia parte sembra che camminino sull'acqua. Fanno finta di essere felici. Sono infastidito da questo comportamento, noi dobbiamo presto entrare dentro l'acqua e non ha senso stare a bagnarsi i piedi in superficie per fingere gioia o fingere di essere come Gesù. Spariscono poi dietro una via. Ma subito chiamano aiuto perchè vengono aggrediti.
Mi alzo e vado in loro soccorso. La mia divisa di poliziotto spaventa gli agressori e io me ne torno al mio posto a guardare via degli Alfani. Mentre sto lì a pensare che l'acqua sarà fredda, passa un uomo, un vecchio pescatore, in bicicletta. Si avvicina all'acqua, impenna la bicicletta e comincia ad andare in mezzo alla piazza, in mezzo al mare su una ruota, ma non è quella dietro: è una terza ruota molto larga leggera e gonfia che l'uomo ha installato dietro la bicicletta apposta per andare sull'acqua. Osservo l'uomo che si allontana e mi dico che lui sì che ha avuto un'idea geniale per camminare sull'acqua con la sua bicicletta, chissà se se ne rende conto di quanto sia geniale e chissà se ha brevettato questa invenzione. Chiamo i miei amici e racconto quello che ho visto, dicendo che una cosa è fare finta di camminare sull'acqua come fanno loro e un'altra è riuscirci davvero come quel vecchio pescatore.

28 agosto, 2008

Sogno

Sono in campagna. Il paese è quello dove stava mia nonna. Sono in una stalla. E' buio. E' notte.
Sto dando da mangiare ad un cavallo e nel frattempo gli parlo. Il cavallo è un po' agitato e vorrebbe darmi dei calci. Lo so lo vedo che ci prova. Io ad un certo punto vado viae mentre sto andando via il cavallo, come impazzito si libera e diventa pericoloso.Mi rifugio in un auto insieme ad altre persone e quando si allontana vado a cercare le mie bambine. Ma ho paura. Sento il cavallo che distrugge tutto quello che gli capita vicino. Mi viene da piangere, ero io che ne ero responsabile e non sono stato in grado di tenerlo buono.La gente del paese è terrorizzata. Trovo le mie bambine e mi rifugio in una casa. Con l'orecchio attento ai rumori da fuori.
Il cavallo è veramente incavolato con me e non capisco perchè. Piano piano esco dalla casa con le mie bambine e piano piano per viottoli alla luce della luna riesco a raggiungere la casa di mia nonna. Non si sentono più rumori. I vicini mi dicono che si è calmato. Arriva una signora, proprietaria del cavallo. Le chiedo scusa per non aver saputo tenerlo fermo. Lei mi rassicura che è di nuovo nella stalla. Io dico eppure gli avevo dato da mangiare, e gli parlavo tanto. La signora mi chiede ma lo accarezzavi mentre parlavi? Ed io.. non non lo toccavo minimamente. Avevo paura, disagio non so. La signora allora sorride e mi dice che lui ha bisogno di essere anche accarezzato sennò diventa nervoso.
Ma di stare tranquillo, che non è colpa mia e che ora è tutto a posto.