23 gennaio, 2008

INVENTO (da INVENTI)

INVENTO le tue forme,
lo stile è quello tuo...
zitto per ore davanti a te,
mi riempi di sole,
anche se non c'è:
a un tratto,trovo me!
INVENTO quei colori,
le ombre su di me.
Poi, chiudo gli occhi
sul nome mio,
quel che invento lo sogno,
sei sempre tu:
mi sento dentro te!
Poi, mi scopro lì a volare
il cielo su di me,
mentre la mia mano
cerca te.
Arrossisco un po',
e non vorrei mai andare via....
INVENTO la poesia!

INVENTO quella luce
ma sono gli occhi TUOI!
Mentre ti guardo io non so più
dove finisco io e cominci tu,
il sogno, la realtà.
Ogni volta io rinasco
coi pensieri tuoi,
colorato e folle più che mai.
Arrossisco un po',
e non vorrei mai andare via....
SEI TU la poesia!
IO SENTO la poesia!

(Inventi-Renato Zero 1974 . Un po' modificato)


Non me ne voglia nessuno.

INVENTI

INVENTI le mie forme,
lo stile è quello tuo...
pose per ore davanti a te,
mi dipingi di sole,
anche se non c'è:
a un tratto,trovo me!
INVENTI quei colori,
le ombre su di me.
Poi, chiudo gli occhi
sul nome mio,

quel che inventi lo sogni,
son sempre io:
mi sento dentro te!
Poi, mi scopro lì a volare
il cielo su di me,
mentre la mia mano
cerca te.

Arrossisci un po',
ma non vuoi più mandarmi via....
INVENTI la poesia!

INVENTI quella luce
ma sono gli occhi miei!
Mentre ti guardo io non so più
dove finisco io e cominci tu,
il sogno, la realtà.
Ogni volta io rinasco
nei pensieri tuoi,

colorato e folle più che mai.
Arrossisci un po',
ma non vuoi più mandarmi via:
INVENTI la poesia!
INVENTI la poesia!

(Renato Zero, INVENTI - 1974)

20 gennaio, 2008

Sogno

Devo seguire delle lezioni universitarie. Sono sui lungarni di firenze e cammino di fretta. I miei passi sono ovattati. Non c'e' nessuno. Vedo solo una mamma che di fretta porta il bambino a scuola. Guardo l'orologio. Sono in ritardo penso. Per questo camminano veloci. Arrivo all'ingresso dell'università- Si scende molto sottoterra. Ci sono diversi piani tutti uguali, ma ognuno organizzato in maniera diversa. Dove da una parte ci sono posti di ristoro, ad un 'altro piano ci sono biblioteche e ad un'altro ancora mini aule. Faccio notare alla mia guida (ho una guida, ma non la vedo e non so chi sia) l'organizzazione diversa in ogni piano. Arriviamo in fondo. Sembra un sottopassaggio. I posti che ai piani sopra erano organizzati qui sono completamente vuoti. Ancora devono decidere come riempirli. Ci sono meno studenti che ai piani più alti. C'e' una prima aula, c'e' un albero. E' buio dietro l'albero. Davanti all'albero una pozza d'acqua. Dietro l'albero la notte e una luna (ma che è anche sole) che piano piano sale. Quando sarà mezzanotte, quello diventerà un'opera d'arte un dipinto reale in tre dimensioni. Il riflesso di mezzanotte si chiama. Perchè la luna-sole riflettendosi insieme all'albero nella pozza d'acqua davanti creerà un risultato che lascia senza fiato. Vorrei fermarmi lì. E perdermi guardando l'albero e tutto il resto.
Ma nell'aula accanto, tutta illluminata c'e' la lezione che devo seguire. La tiene un mio collega di roma, alle soglie dela pensione. Un tipo tranquillo, a volte noioso ma che emana rispettabilità ed io l'ho sempre visto molto corretto e gentile. Mai arrabbiato. Non oltre la soglia che dovrebbe essere mantenuta sempre.
La lezione si intitola 'psicologia dei rapporti con gli altri'. Mi siedo e ascolto, ma non so quello che viene detto. Al termine chiedo se c'e' qualche libro sull'argomento per approfondire. Lui risponde che ci ha fornito la lista. E' vero dico io, ma la lista è pagine e pagine di libri. Non ho il tempo di leggerli tutti. Il mio tempo è limitato. Qualcuno più importante? Me ne segnala tre. Più un romanzo, una biografia (ma non so di chi). E questo quarto mi sembra il più importante. Infatti mi dice è difficilissimo da trovare.
Poi esco, insieme a tante persone. Ma per tornare a casa bisogna fare una strada completamente buia e piena di curve e di tornanti. Procediamo lentamente, ognuno con il suo mezzo che è una via di mezzo tra auto e bicicletta. Io divento nervoso e allora vado in cima alla fila e accendo gli abbaglianti di questo pseudo mezzo e comincio a filare senza paura su queste strade... Cavolo dico bastava accendere i fari abbaglianti, non c''e nessuno e se si vede meglio si può. Ogni tanto però i fari si spengono e devo rallentare, tirare qualche botta al cruscotto per fali riaccendere. Ma filo veloce. E alla fine arriviamo in una grotta completamente illuminata. E' piena di stallattiti e stallagmiti. E' bellissima. Tutti sono contenti e si complimentano per non aver avuto paura per la strada. Io penso solo che sono quasi a casa. Nella grotta trovo un mio pigiama. Non pensavo di averlo perso. Ma lo ritrovo e mi fa piacere.
Saluto tutti per avviarmi verso casa. Ma prima passo dalla spiaggia. Ora è giorno. E la spiaggia è troppo affollata. E il mare così non mi piace. E qualcuno si è anche preso il mio ombrellone. Allora non mi fermo. Guardo quella folla che non ama il mare, non lo guarda neanche, sta sdraita e basta. E me ne torno via da solo.

19 gennaio, 2008

Sogno

Sono in una città sconosciuta in un vivace posto a metà tra campagna e città.
Mi voglio comprare delle scarpe nuove. Ma al solito non risco a trovarne un paio che mi piacciano veramente. Mi ci voglio delle scarpe robuste. Nere. Forti. Entro in un negozio e a vendere le scarpe c'e' il mio capo.... Allora mi fa vedere una vetrina di scarpettine 'leggere' assurde e mi dice 'Scommetto che queste non ti vanno bene... ' poi mi fa vedere un'altra vetrina di scarpe ma tutte di numeri grandissime... e mi dice 'neanche queste ti vanno bene'... io spiego come le voglio e mi dice 'le dovrei avere. Aspetta che le vado a cercare.' Nel frattempo arriva anche il mio collega preferito, e io subito chiedo 'Con chi sei?' pronto a scappare. Ma lui risponde 'Sono da solo.. passavo e ti volevo dire che mi è piaciuto quello che hai scritto. Mi ci ritrovo anche io'... Io mi chiedo di cosa stia parlando , ma se gli è piaciuto qualcosa che ho scritto io è sicuramente un miracolo positivo. E quindi vorrei chiedere, ma non domando nulla. Poi un'altra persona che lavora in un negozio ci fa accomodare su un divano. Dove stiamo stretti e abbracciati e comincia a farci vedere tutta una serie di documenti sulla strutturazione del negozio e della società in un misto assoluto. Io non capico che sono cose riservatissime e ogni tanto quando non capisco chiedo qualcosa a voce alta ma vengo sempre zittito. Intanto io mi tengo bene stretto al collega che ci sto bene, e pure lui a dire il vero. Anche più di quanto mi aspettavo. Alla fine il documentario finisce. Il collega deve andare a casa. Io riprovo a vedere se le scarpe me le hanno trovate. Ma non c'e' più nessuno nel negozio. Allora me ne vado e quando esco mi ritrovo in una città che non riconosco. Io so che ci sono già stato e che ce la posso fare ad orientarmi. Ma mi spavento per la luce e per le forme minacciose dei palazzi divisi in tre gruppi separati da boschi e giardini. Il gruppo alla mia sinistra è ultra moderno con grattacieli altissimi, luccicanti color bronzo. Sembrano spenti, senza vita. Alle spalle ho una zona industriale di strade e capannoni tutti uguali che non è per nulla invitante, davanti ho il posto da cui sono uscito e a destra, ma lontano ho una serie di palazzi più a dimensione umana. Mi incammino quindo verso la destra. Ma non mi oriento e non so ritrovare la strada di casa. Mi fermo in un bar e vado nel bagno. Mentre sono lì arriva un ragazzo altissimo e bello e mi dice. "Scusa vorrei proprio baciarti. Posso?" Io lo guardo e rispondo. "Ma quanto sei alto? almeno due metri?" e lui "Di più di più, due metri e dieci" Mi fa effetto e ribatto "Non posso baciarti non ti conosco. Fai sempre così?" E lui. "Si se voglio baciare qualcuno glielo dico, no come fai te, e di solito vengo accontentato" ed io "Davvero?" Alla fine lo bacio. E non mi spiego come sia riuscito a convincermi. Riesco poi di nuovo fuori.
Ma questa volta sono con le mie figlie. E sappiamo più o meno dove andare.
Reincontro il mio collega preferito. Ma ha fretta e va via. Ed io rimango male che neanche mi abbia salutato.