15 febbraio, 2007

Sogno

Vado in una specie di palazzo museo con le mie bambine, entriamo al piano terra da un grandissimo giardino di ghiaia.

Paghiamo il biglietto e poi cominciamo a visitare le stanze.
Sono tutte senza arredamento ed in pietra, quella marroncina chiara di cui non ricordo il nome, comunque tutte senza arredamento e molto luminose. Cominciamo a scendere delle grandi scale. Ogni piano c'e' una porta di vetro da cui si vede un giardino, piccolo, ma verdissimo e luminoso di sole.
Bellissimo direi che dia pace, ma ci limitiamo a guardarlo senza entrare. Questi giardini sono a tutti i piani che via via scendiamo. Questo mi sembra molto strano, ma non ci faccio troppo caso perchè è tutto così rasserenante.
Ogni tanto ci sono grandi statue di pietra, per lo più raffiguranti animali.
Quando arriviamo all'ultima rampa io e la più piccola la facciamo di corsa per fare una gara e vedere chi vince. La più grande resta indietro. Poi ci mettiamo in fondo a questa scala che è più stretta delle altre e aspettiamo che l'altra ci raggiunga. Intanto dove siamo ad aspettare cominciano ad arrivare delle persone (tutte con la faccia depressa) che entrano da un corridoio strettissimo e molto buio. Penso che evidentemente faranno il nostro percorso all'incontrario e che ci deve essere un'altra entrata di cui ignoravo l'esistenza.
Ad un certo punto vedo una scarpa entrare da sola. Mi stupisco che nessun'altro ci faccia caso. Mentre sale le scale le scarpe diventano due e poi piano piano un uomo che doveva essere invisibile diventa sempre meno trasparente e acquista forma. Mi stupisco che nessuno sia terrorizzato come me. E' vecchio. Penso subito alla mia figlia che ancora non è arrivata. Ho il terrore che possa farle del male, anzi sono convinta che sia lì per questo. Corro da dove arrivano le persone ed effettivamente trovo un'altra biglietteria e un ingresso identici a quello da dove eravamo arrivati ma sulla destra invece che sulla sinistra come speculari. Ci sono addirittura le stesse donne gentilissime. Tutte uguali, come se le avessero fatte con lo stampino, con gli occhiali, erano esattamente come Tootsie (un film con Dustin Hoffman di cui ho letto tutta la storia da poco in libretto a casa dei miei genitori). Urlo che ho perso la mia bambina e che è in pericolo. Mi suggeriscono di fare il percorso all'indietro per ritrovarla.
Intanto l'altra che è con me è tranquilla e mi rassicura che la sorella è molto intelligente e che quindi la ritroveremo senz'altro.
Rifacciamo il percorso all'indietro. Io chiamo urlo mi dispero, piango, un dolore indescrivibile, la chiamo con tutta la mia forza. Riarriviamo alla prima biglietteria con me sempre più in preda alla disperazione e la piccola che mi rassicura, sempre sorridente. E io ho paura di non farcela solo con lei che ho bisogno anche dell'altra e di nuovo il percoso in avanti sempre chiamando e piangendo.
Quando comunque salgo e scendo le scale non c'e' mai nessuno oltre noi, quelli che salivano nell'attesa non li ho più incontrati neanche l'uomo che era solo una scarpa....
Alla fine il mio risveglio con un grandissimo senso di angoscia e di tristezza per il mancato ritrovamento.